Cronaca
Il vero miracolo di Santa Madre Teresa di Calcutta: ottenere il massimo col minimo
Chissà cosa ne pensa Francesco. Il santo. Quello vero. Rispetto ai suoi tempi, ottocento anni fa, il mondo è cambiato completamente, tutto sommato in meglio; una cosa, però, è rimasta grosso modo la stessa: la Chiesa. Torbida era, torbida è. Nessuna sorpresa, quindi, che un simile ambiente riesca a ritrovare il carattere della perfezione spirituale anche laddove scarseggia, per usare un eufemismo, e che possa elevare a modello di santità personaggi tutt’altro che cristallini come Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta. Rendere un grande servizio all’umanità, evidentemente, non è l’unico requisito per guadagnarsi l’aureola: lo è anche, e a volte basta e avanza, renderlo alla Chiesa. Questa Chiesa.
Ma come, diranno in molti: come può essere accusata di aver badato innanzitutto alla sua bottega la donna che ha fatto incetta di medaglie e riconoscimenti ai quattro angoli del pianeta? Che ha vinto il Premio Nobel per la pace nel 1979 (il 19 ottobre, giorno della cerimonia, è festa nazionale in Albania), il Bharat Ratna (la più alta onorificenza civile dell’India) l’anno successivo e la Medaglia d’Oro del Congresso degli Stati Uniti nel ’96? E che alla sua morte, nel settembre 1997, fece inginocchiare mezzo mondo davanti al suo feretro? Induisti, musulmani, cristiani: tutti uniti nell’estremo, commosso saluto a questa piccola donna di origine albanese?
Beh, si può, diciamolo, anzi si deve, ed è possibile farlo agevolmente anche al netto dell’impressionante mole di ‘dati sensibili’ e peccatucci vari che si ritrovano on line grazie a un semplice clic (battete ‘Madre Teresa verità’, ad esempio, e il motore di ricerca vi suggerirà di cercare anche alle voci ‘truffatrice’ e ‘lato oscuro’). Il suo ospedale – insinua il web – era in realtà un lazzaretto anti-igienico dove avrebbe trovato la morte anche un uomo in perfetta salute? I soldi, fiumi di soldi, raccolti in giro per il mondo finivano in buona parte nelle tasche del suo ordine (e di quello, molto più ampio, che ora la canonizza)? L’etica – si fa per dire – della sofferenza valeva solo per i poverelli e non per lei? Sì, avere qualche dubbio è ragionevole, ma lasciamo perdere. Anche se non fosse vero nulla, infatti, e la “piccola matita nelle mani di Dio” fosse solo vittima di una bieca macchinazione anticlericale, è evidente che la distanza fra lei e un benché minimo ideale di santità è la stessa che separa la Terra e il Cielo.
“È bellissimo – disse Madre Teresa – vedere i poveri che accettano la loro sorte, che la subiscono come la passione di Gesù Cristo. La loro sofferenza è di grande aiuto per il mondo”. Ecco, questa era la donna che fra poco troverà posto vicino a Francesco: una pasionaria della povertà, un’esteta delle privazioni, degli stenti e delle lacrime, una specie di Savonarola in gonnella fuori tempo massimo che elevava il cilicio a Summa di ogni virtù. Anche Francesco, in altri tempi e altri modi, predicava la povertà, ma la intendeva come gioiosa rinuncia spontanea alle piacevolezze della vita, non come accettazione sado-maso di una disgrazia più grande di noi, una disgrazia ‘redentrice‘ perché ritenuta conforme alla volontà divina. E se il messaggio dell’uomo di Assisi è quanto mai attuale e rigenerante, quello di Madre Teresa mortifica e deprime, è il pensiero disumanizzante che proviene dagli anfratti più oscuri del medioevo e che ancora contraddistingue, e paralizza, la Chiesa versione 2.0. Come si somigliano, in fondo, la santificante e la santificata.
Due parole, per concludere, proprio sulla santificante. A giudicare dagli ultimi ingressi nell’Olimpo degli aureolati (Wojtyla e Junipero Serra, ad esempio) sembrerebbe che la Casa di Dio sia rimasta un po’ a corto di argomenti, per così dire, e che si sia ormai ridotta a raschiare il fondo del barile. E invece no, le cose non stanno così. La Chiesa, malgrado le apparenze, è piena di uomini e di donne che ogni giorno sacrificano la propria vita al servizio degli altri, con umiltà esemplare e commovente dedizione, eroi ed eroine civili che ogni giorno fanno il vero, grande miracolo di non fare miracoli ma ‘solo’ tanto bene. Costoro, però, hanno un piccolo difetto: non sono nessuno, e non producono fatturato. Che peccato ignorarli. Che peccato in tutti i sensi.
Madre Teresa santa? Sì, certo. Come la Chiesa.
Enrico Steidler