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Cara nazionale stai perdendo appeal!
In periodi come questo, ossia quando la Serie A cede il passo alla nazionale, il tifo italiano sbadiglia. Ormai da più di un lustro, più o meno dalla scalata mondiale del 2006, la straordinaria conquista del tetto del mondo ha lasciato spazio alle sole vertigini.
I numeri sono impietosi: le cifre relative al tifo al seguito dei nostri beniamini hanno fatto eco alle loro prestazioni in campo.
Si pensi, tanto dare qualche statistica, che a Danzica gli italiani erano 4 mila e 500 mentre i tifosi spagnoli erano oltre diecimila; a Poznan gli italiani erano tremila mentre i tifosi croati erano, anche in questo caso, oltre diecimila; ancora a Poznan, infine, gli italiani erano 4 mila mentre gli irlandesi erano circa 20 mila. ( dati relativi a Euro 2012)
PARALLELISMI – Il rapporto amore/odio del tifo italiano nei confronti della propria nazionale non ha nulla a che vedere con gli amori idilliaci dei fanatici di sport secondari (!) . I confronti non lasciano spazio alle interpretazioni: la pallacanestro, ad esempio, durante l’ultima competizione continentale ha raccolto l’abbraccio di tutti gli sportivi nostrani. Il rugby, sport portatore di sani valori, da sempre unisce tutti sotto l’egida del tricolore. Infine, il tennis ci ha fatto gonfiare il petto grazie alle imprese di Pennetta e Vinci. Suddetti parallelismi non fanno altro che evidenziare la controversa relazione tra i tifosi italiani e la propria nazionale.
ALTRE CULTURE – Gettando lo sguardo al di là dei nostri confini possiamo notare, ahimè con una certa invidia, situazioni ben diverse . Le nazionali ad ogni latitudine riescono a ridurre ogni distanza tra i supporters di fedi calcistiche diverse e soprattutto riempiono gli stadi. L’immagine di un Wembey gremito da 80.000 britannici in festa resta pura utopia per la nostra nazionale abituata ad affluenze ben più modeste. Non solo gli inglesi ma anche tedeschi , francesi e spagnoli, restando in ambito europeo possono farci scuola a proposito.
Il futuro degli azzurri passerà sicuramente dai risultati sul campo, numeri che dovranno collimare con quelli dei botteghini perché si sa un bel quadro senza un’adeguata cornice resta un’opera incompleta.