Arte&Cultura
Capolavori orchestrati da Zuffi a Milano
Capolavori “da Raffaello a Schiele” inaugura una nuova “linea espositiva” a Palazzo Reale di Milano: la realizzazione di mostre delle più importanti collezioni museali di tutto il mondo non sempre note al grande pubblico e non sempre accessibili. Non è nuovo a questa filosofia il curatore Stefano Zuffi, che come un abile direttore orchestra, ha reso omogenei in otto sale assoluti capolavori del Cinquecento, Seicento e Settecento passando per l’Età Barocca, il Simbolismo e l’Espressionismo, giungendo fino alle Avanguardie. Per questa occasione infatti 76 capolavori della collezione del Museo di Belle Arti di Budapest sono state trasferite a Milano, dopo anni di collaborazioni proficue tra l’Italia e l’Ungheria in chiave prettamente artistica. Tra questi 8 disegni si alterneranno – per motivi conservativi -ad altrettante opere su carta durante il corso dell’esposizione. Insieme a 4 bozzetti in bronzo, i disegni costituiscono tutti lavori preparatori di dipinti e sculture di grandi artisti del passato come Leonardo, Rembrandt, Parmigianino, Annibale Carracci, Van Gogh, Heintz e Schiele. Non siamo dunque nuovi a gemellaggi di questo genere, come in passato è successo con i prestiti straordinari per le mostre di Bernardino Luini, di Giovanni Segantini e di Leonardo da Vinci, senza tralasciare il prestito straordinario della Madonna Esterhàzy di Raffaello, protagonista lo scorso inverno della tradizionale esposizione natalizia di Palazzo Marino.
LA MOSTRA- Capolavori dunque disposti su otto sale del piano terra non particolarmente ampie, in coreografico rosso Pompei, dall’ottima illuminazione. Nella prima sala la luminosa bellezza della “Madonna Esterhazy” di Raffaello, nella seconda la “Cena di Emmaus” di Tintoretto, nella terza l’insidiosa “Salomé” di Lukas Cranach il Vecchio, nella quarta “Giaele e Sisara” di Artemisia Gentileschi, tanto per citare i capolavori più ammirati. La quinta sala corrisponde al periodo barocco con la “Sacra Famiglia” di Murillo e la nordica franchezza dei ritratti di Frans Hals e di Anthony van Dyck, mentre la sesta sala è dominata da un dipinto spettacolare: “San Giacomo Maggiore il vittorioso” di Giambattista Tiepolo e poi dalla sensuale” Betsabea al bagno” di Sebastiano Ricci. Sempre in questa sala sono messe a confronto tre opere di Goya: un ritratto e due piccoli ed intessissimi capolavori dedicati al lavoro tra cui la “Portatrice d’acqua”. Anche una scultura insolita: il bizzarro “Sbadiglio” di Franz Xaver Messerschmidt. Nella settima sala la tematica principale è il Simbolismo internazionale con la grande opera” Donna con gabbia di uccelli ” di Joszef Rippl-Ronai e il delicatissimo bozzetto per “l’Angelo della vita” di Segantini, che non poteva mancare. L’ultima sala raccoglie il secondo Ottocento e il primo Novecento con “Donna con il ventaglio” di Edouard Manet, “Credenza” di Paul Cèzanne, “Tre pescherecci” di Monet, “Maiali neri” di Gaugin e “Giardino in inverno a Nuene” di Van Gogh, oltre all’acquarello di Egon Schiele “Due donne che si abbracciano”.
IL MUSEO DI BELLE ARTI DI BUDAPEST – E’ stato aperto gli inizi del Novecento per legittimare, davanti ai «vecchi» Stati europei, l’identità della giovane Ungheria. Il Museo apre al pubblico infatti nel 1906 grazie al primo nucleo di capolavori acquisito dalle donazioni e dai lasciti di nobili e prelati tra Settecento e Ottocento. Sono i Principi Esterhàzy a vendere al governo la straodinaria raccolta di famiglia di oltre 600 dipinti, rappresentando ancor oggi il nucleo più significativo di capolavori al Museo. Bombardato e saccheggiato durante la seconda Guerra Mondiale ha successivamente recuperato nel dopoguerra le opere trafugate. L’ampliamento delle collezioni continua con le opere di Poussin, Monet, Corot ed altri ancora, arrivando a conservare così una tra le più importanti collezioni di dipinti del mondo dal Medioevo al Novecento con tutte le principali scuole europee.
Un’altra importantissima esposizione a Palazzo Reale, che come ha sottolineato l’assessore alla Cultura di Milano Filippo del Corno, si avvale una prestigiosa collaborazione internazionale che contribuisce ad arricchire il palinsesto di ExpoinCittà, offrendo ai milanesi e ai visitatori un’occasione preziosa per conoscere i capolavori della storia dell’arte europea ed, in definitiva, le radici della nostra cultura.