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Serie A, l’esterofilia avanza: il made in Italy costa troppo
Le nuove regole imposte dalla FIGC sono servite a poco: la percentuale di stranieri è salita ancora (circa il 60% dei giocatori di serie A), in barba alle regole volute dal presidente Tavecchio. Forse è arrivato il momento di chiedersi perché.
IL MADE IN ITALY COSTA TROPPO – Andando a sfogliare la tabella dei trasferimenti, si nota che le società nostrane per i giocatori italiani chiedono tantissimi denari. 25 milioni per Romagnoli, 20 per Bertolacci, 18 per Zaza: cifre iperboliche per elementi che non hanno ancora dimostrato di essere campioni. Senza contare poi i trasferimenti saltati: la Sampdoria per Eder ha chiesto all’Inter 15 milioni, la Lazio ha fissato il prezzo di Candreva sui 35 milioni, Zamparini per Vazquez ha chiesto circa 30 milioni e via dicendo.
MEGLIO CERCARE ALL’ESTERO – Facendo un simpatico giochino delle coppie, si vede chiaramente perché le società italiane abbiano preferito puntare su giocatori stranieri: l’Inter ha preso Murillo, simile a Romagnoli per ruolo, caratteristiche ed età, per 9 milioni contro i 25 sborsati dai cugini. Sempre i nerazzurri hanno preso Perisic e Jovetic (paragonabili a Candreva ed Eder) per un totale di 32 milioni, contro i 50 chiesti da Lazio e Samp. La Roma ha acquistato un certo Edin Dzeko per la stessa cifra chiesta dal Sassuolo alla Juve per Zaza. Il gioco potrebbe andare avanti all’infinito: per Destro sono stati chiesti e pagati 11,5 milioni, mentre il Milan ha preso Luiz Adriano a 8 (complice anche la scadenza di contratto nel 2016), il Napoli ha acquistato Chiriches per 6 milioni, la stessa cifra chiesta dal Cagliari per Astori…
ATTENZIONE AL MADE IN CHINA – Ovviamente il discorso può essere fatto anche al contrario: spesso club italiani hanno cercato di mettere a segno la scommessa straniera invece di puntare sul giovane italiano. Un’inversione di tendenza si evidenzia però soprattutto nel mercato dei giovani: il Torino ad esempio è riuscito a prendere il duo Zappacosta-Baselli per 10 milioni, ma è anche vero che dovrà coltivarsi questi due giovani promettenti in casa, lasciandogli il tempo di crescere e sbagliare. Ragionamenti che una big di serie A, obbligata a vincere sempre, non può fare. Meglio allora puntare sul giocatore più esperto, ma se l’italiano costa troppo è obbligatorio andare a cercare oltre i confini.
Come un cane che si morde la coda, il calcio italiano continuerà a ristagnare nella mediocrità: da un lato sarebbe saggio che i club medio-piccoli preferissero vendere in Italia invece che all’estero (vedere Darmian con la maglia del Manchester United è un colpo al cuore per chi ama il calcio italiano), dall’altro non sarebbe neanche giusto imporre ai club di bassa fascia di abbassare il prezzo pur di vendere entro i confini, rischiando di compromettere i propri affari e i propri bilanci. C’è una soluzione a questo problema? Tavecchio (se ne sei capace) pensaci tu!