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I 7 segreti del Torino di Ventura

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Quagliarella e Baselli, elementi chiave del Torino di Ventura

Il Torino è rinato. Questa volta non si tratta del classico titolo urlante all’indomani di una bella vittoria. Parliamo invece di una rifioritura che ha radici ben più salde, di una società che dopo diversi anni di Purgatorio nella serie cadetta, con tanto di pesanti contestazioni,  ha saputo gestire un ambiente assai turbolento fino a farlo diventare uno degli eden più rigogliosi dell’intera Serie A. Noi di Sportcafe24 abbiamo individuato i sette “ segreti” che hanno permesso al Toro di tornare a sedersi al tavolo delle grandi d’Italia.

1) LA SOCIETA’ – In cima alla piramide dirigenziale granata vi è una delle coppie più affiatate del panorama calcistico italiano. Di fatto il tandem composto dal presidente Urbano Cairo e il DS Gianluca Petrachi dimostra un’alchimia eccezionale, la stessa che è alla base del ritrovato entusiasmo di una piazza che sembrava esser ormai condannata a palcoscenici di rango inferiori.  La proprietà ha così invertito il trend, inaugurando una politica societaria solitda ed efficace che nel giro di pochi anni ha consegnato ai propri tifosi una squadra bella e gagliarda capace di far ripopolare gli spalti dell’Olimpico.

2) LA FILOSOFIA – La dirigenza granata sta ricamando un abito di pregevole fattura per questo toro, come dimostra il lavoro di fino nella sessione di mercato estiva ove colpi quali Baselli , Zappacosta, Belotti e Avelar  sono andati ad impreziosire l’undici di Ventura, già di per sé valido. La tanto sbandierata “linea verde” a Torino, sponda granata, è divenuta una realtà bella quanto  concreta capace di attirare su di sé le luci dei riflettori della Serie A. Non a caso il tricolore nel campionato primavera campeggia sulle maglie granata, segnale quest’ultimo di unità d’intenti.

3) LA VECCHIA GUARDIA – I veterani del Torino sono l’ossatura portante di quest’equipe, una colonna vertebrale che parte dalla retroguardia dove giocatori del calibro di Glik e Moretti compongono una delle migliori coppie difensive del campionato, passando per gli inossidabili Gazzi e Vives in mediana, fino ad arrivare ad uno splendido trentenne come  Quagliarella, un campione che ha trovato la sua definitiva consacrazione all’ombra della mole.

4) L’ALLENATORE – Sono ormai anni che il nome di Giampiero Ventura fa rima con spettacolo. Mister “Libidine”, soprannome che richiama la squisitezza del suo gioco, è il vero valore aggiunto di questa società. Non un semplice coach bensì un maestro di calcio capace di far esplodere sotto la sua gestione giocatori del calibro di Cerci, Immobile e Darmian. Ventura sta entrando di diritto nella storia del club, il paragone con Alex Ferguson comincia a non esser più un’utopia.

5) L’AMBIENTE – Le domeniche all’Olimpico di Torino non sono più le stesse da qualche stagione a questa parte, merito di un gioco aggressivo ed entusiasmante che spesso ha animato rimonte degne del leggendario “quarto d’ora granata”. Inoltre sembrano esserci importanti sviluppi riguardo la questione Filadelfia, dapprima capo d’accusa della gestione Cairo. Stando alle ultime indiscrezioni presto potrebbe riprender vita la leggendaria casa del Toro.

6) LA COSTANZA – La sensazione che si ha vedendo il Torino in campo è quella di un blocco solido, forgiato da anni di battaglie fianco a fianco, capace di muoversi all’unisono  secondo  gli spartiti consolidati proposti da mister Ventura. La costanza  risulta esser sempre più decisiva in un campionato come quello italiano,e  a dimostrazione di ciò vi sono i risultati di compagini aventi un assetto e una continuità simile a quella dei granata, vedesi Sassuolo e Chievo, al momento tra le squadre che propongono tra i giochi migliori del torneo.

7) GIUSTE AMBIZIONI – La dimensione acquisita dal Torino è stata accettata di buon grado dai supporters granata, diversamente da quante accade in altre piazze d’Italia, dove bastano pochi risultati per gridare al tricolore. La Torino granata è conscia del suo reale valore e così facendo consente ai suoi interpreti di lavorare senza inutili pressioni e di perseguire obbiettivi, seppur meno prestigiosi, di indubbio valore, come quello di far divertire gli appassionati di questo sport, merce sempre più rara nel calcio odierno.

Studente fuori sede al terzo del corso in "scienze delle Comunicazione" perso l'Università degli studi di Firenze, più o meno una buona pagina di presentazione dovrebbe recitare così. Al di là di ogni banalità,vi parlo della mia passione: il giornalismo, specie quello sportivo. Scrivere di sport non è semplice, lo si fa per passione. Coinvolgimento emotivo e cura dei dettagli: questo è ciò che fa brillare un articolo ai miei occhi, intento questo che spero di riuscire a raggiungere anche io nei miei pezzi...detto questo, buona lettura!

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