Cronaca
Anti gay e società civile: il fascio non si combatte con il fascio
“I bambini non si comprano“ titola un manifesto abusivo affisso per le strade di Roma nella notte fra il 17 e il 18 settembre: “No alle discriminazioni, no all’utero in affitto, no al matrimonio e alle adozioni gay. La cosiddetta ‘stepchild adoption’ prevista dal disegno di legge Cirinnà nelle unioni civili consentirà alle coppie omosessuali di procurarsi e adottare un bambino. Noi – anonimi, ndr – diciamo no”. Il tazebao, nota bene, è quasi identico a quello che che fu diffuso lo scorso maggio in provincia di Modena a cura del Nuovo Centrodestra, e la cui paternità fu poi rivendicata da Carlo Giovanardi. Il livello, quindi, è davvero rasoterra, ma questo non giustifica il “pugno di ferro” invocato dalla cosiddetta società civile.
DATO UNO STIMOLO (ORRENDO)… – Certo, sia chiaro: si tratta di reazioni comprensibili e in larga misura condivisibili, e tuttavia anche ‘pavloviane’ ed eccessive. “Sono manifesti vergognosi – tuona ad esempio Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center della capitale – che inducono all’omofobia e che vogliono condannare migliaia di bambini all’infelicità. Chiediamo al sindaco di farli rimuovere e a tutti di condannare queste manifestazioni discriminanti. Purtroppo ci sono gruppi estremisti che vogliono attaccare i gay”. Ok, i manifesti sono abusivi e chiederne la rimozione – come fa la solita pletora di indignados – è legittimo. Il sospetto, però, caso Giovanardi docet, è che una simile misura di ‘oscuramento’ sarebbe stata auspicata comunque, anche in caso di manifesti autorizzati, e così non va bene.
…CORRISPONDE UNA REAZIONE (SBAGLIATA) – Il sospetto, poi, si fa quasi certezza se pensiamo a quante altre volte, in passato, abbiamo assistito a episodi del genere. Uno per tutti: erano i primi di aprile di quest’anno quando Lotta Studentesca – i bimbiminkia di Forza Nuova – tappezzò i muri di Udine con un manifesto (abusivo, ovviamente) che diceva così: “Belli questi pantaloni! – quelli con il ‘risvoltino’, ndr – Li fanno anche da uomo? Basta mode gay, maschio resisti“. “Si tratta della consueta boutade di Forza Nuova – commentò Cinzia Del Torre, assessore alle pari opportunità della città friulana – ma è una campagna vergognosa. Non si può nemmeno definire ridicola perché è un grave atto razzista nei confronti della comunità gay del nostro territorio. E’ un manifesto schifoso e vergognoso. Finora non si era presentato il problema – concluse la Del Torre – ma proporrò una regolamentazione per bandire i manifesti contrari al rispetto delle politiche di genere di ogni tipo”.
ODIO CHI ODIA – La quasi certezza, infine, divenza evidenza scientifica di fronte alle parole pronunciate alcuni giorni fa da Stefania Giannini: “Chi ha parlato e continua a parlare di ‘teoria gender’ in relazione al progetto educativo del governo Renzi sulla scuola – ha dichiarato il ministro all’Istruzione – compie una truffa culturale, e voglio dire con chiarezza che ci tuteleremo con gli strumenti adeguati”. Insomma, tutto chiaro? Il pensiero ‘diverso’ deve essere rimosso; anzi, no, meglio ‘incarcerato’. Odio chi odia, in tre parole, e quindi mi regolo di conseguenza. Tutto giusto?
LIBERI DI FARE SCHIFO – No, è giusta solo la premessa. Certi manifesti, infatti, sono indubbiamente schifosi e vergognosi (quello dei bimbi in grembiule nero, in particolare, è a dir poco turpe: ricorda le prime satire naziste contro gli ebrei), e quella orchestrata intorno alla fantomatica teoria gender è davvero una truffa culturale. Questo non basta, però, in una società che si proclama liberale, per mettere al bando il portatore insano del “morbo”. Egli è libero – in una società dove la democrazia non è solo un abito da sera da indossare nei salotti-bene o nei circoli dell’Arci – di dire simili schifezze, perché simili schifezze non possono essere considerate illegittime. Che facciamo? Combattiamo l’intolleranza con l’intolleranza? E allora in cosa ci distinguiamo da certa gente? Perché saliamo sul pulpito a fare strage di belle parole? O abbiamo forse paura? Paura di quattro pirla da sommergere di pernacchie?
Ma c’è di più, e di peggio. Con la scusa di estrirpare la mala erba stiamo facendo un bel fascio, e insieme ai deliri di quattro idioti ammucchiamo colpevolmente il pensiero di milioni di persone rispettabili. Ormai siamo arrivati al punto che l’opinione anti governativa – che in questo caso non significa necessariamente anti gay – è considerata quasi un reato, o comunque qualcosa di cui vergognarsi almeno un po’. Qui urge un’inversione di tendenza, tanto brusca quanto salutare, altrimenti la giusta causa sembrerà sbagliata solo perché si guarderà a chi la sostiene. Così non va.
Enrico Steidler