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Cronaca

L’Arci dà lezioni di democrazia: da che pulpito!

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Francesca Chiavacci

La vicenda è nota, e ce ne siamo già occupati. Qualche giorno fa Giorgia Meloni ha postato sui social network una foto che la ritrae imbavagliata per protestare contro la lettera inviatale da Marco De Giorgi, direttore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar). “Si coglie l’occasione – scriveva De Giorgi rimproverando la destinataria per alcune sue dichiarazioni ritenute discriminatorieper chiedere di volere considerare in futuro, l’opportunità di trasmettere alla collettività messaggi di diverso tenore“. In pratica: cara Meloni, de-melonizzati.

Basta immigrazione e soprattutto basta immigrazione da Paesi musulmani – ecco le parole del presidente di Fratelli d’Italia finite sotto la lente del censore – La piccola quota di immigrati che reputiamo necessaria prendiamola da quei popoli che hanno dimostrato di non essere violenti. (…) Non mi risulta ci siano casi di terrorismo collegato ai filippini, agli argentini, agli ucraini, ai peruviani. Premiamo allora chi ha dimostrato di integrarsi con maggiore facilità. Per gli altri – concludeva la Meloni – porte chiuse finché non avranno risolto i problemi di integralismo e violenza interni alla loro cultura”. Da zero a cento, chi scrive condivide zero le parole della pasionaria, ma non è questo il punto. Il solo pensiero di vivere in un Paese in cui un parlamentare della Repubblica debba essere ricondotto all’ordnung und disziplin per aver liberamente manifestato la sua opinione – questo è il punto – dovrebbe far rabbrividire chiunque abbia un po’ di confidenza con la democrazia democraticamente intesa.

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

LA DEMOCRAZIA, QUESTA SCONOSCIUTA – Non è questo il caso, evidentemente, di Francesca Chiavacci, il presidente dell’Arci1.115.000 persone – si legge su Wikipedia – suddivise in 4867 circoli o associazioni locali che si occupano di tematiche varie: cultura (arte, cinema/video, letteratura/poesia, musica, teatro/danza), turismo, diritti, ecc. – che oggi ha manifestato la più sentita Solidarietà a Marco De Giorgi, colpevole di correttezza“.

“La Meloni viene invitata a considerare l’opportunità per il futuro di trasmettere alla collettività messaggi di diverso tenore – scrive la Chiavacci dalle pagine del Corriere della Sera – Un invito che rientra dunque appieno nelle competenze assegnate all’Unar, che deve vigilare e intervenire nel caso ravvisi l’esistenza di fenomeni o comportamenti discriminatori. La parlamentare l’ha però presa malissimo, si è rivolta al presidente del consiglio (…) sostenendo di essere stata vittima di censura e inscenando una protesta con tanto di bavaglio davanti a Palazzo Chigi. Il presupposto è il solito: i politici possono permettersi tutto, mica sono normali cittadini suscettibili di richiami! (…) L’Arci, che ha avuto modo di collaborare in più occasioni con De Giorgi, apprezzando la correttezza e la serietà con cui ha portato avanti il suo incarico, non può che esprimergli la propria solidarietà, augurandosi che non prevalgano ancora una volta gli interessi della cattiva politica ma quelli dei cittadini e delle istituzioni democratiche“.

DA CHE PULPITO – Insomma, per la sinistra paladina delle istituzioni democratiche il fatto che ci siano o meno “fenomeni discriminatori” non ha alcuna rilevanza: quello che conta, per lei, è che il censore li “ravvisi”. Lui è lì per quello; se Lui li ravvisa allora ci sono. Non solo: come pretende di dire ciò che vuole quella piantagrane esibizionista della Meloni? Quella degna esemplare della Casta? Quella nemica giurata del Popolo e dei suoi tribunali? Ma dove crede di essere, costei, in un Paese democratico? Ok, nulla di sorprendente conoscendo i nostri polli dell’Arci. Quale sia la loro confidenza con i valori (democrazia, rispetto, tolleranza, ecc.) di cui si sono autoproclamati custodi lo sappiamo, e l’articolo della Chiavacci ne è l’ennesima riprova. A questo riguardo, però, vale la pena di fare una piccola considerazione. “I politici possono permettersi tutto“, tuona il presidente inzuppando la penna nella demagogia. Già, i politici, vil razza dannata. Solo loro, però, solo Meloni & Co, oppure c’è qualcun altro cui tutto è concesso? Qualcuno che poi ha pure la faccia tosta di salire in cattedra?

Dunque, chi ha la disgrazia di abitare nei pressi di un circolo Arci “musicalmente” attivo sa benissimo di cosa stiamo parlando: di una balera sotto mentite spoglie, di una discoteca privée – almeno in teoria – che spara decibel a tutto spiano infischiandosene allegramente delle più elementari norme di convivenza civile. De facto, le (poche) regole che valgono per gli altri sono lettera morta per l’Arci, e l’ “azienda” di promozione sociale è quindi libera di impestare l’ambiente senza mai pagare dazio. Privatizza gli utili, questa congrega antifascista e ambientalista, e fa ricadere i costi sulla collettività. Come un bieco “padrone” qualunque. D’altra parte, rivendicare i propri diritti calpestati non serve a nulla: l’Arci ha tanti amici, l’Arci è potente, l’Arci è intoccabile.

Molto curioso, in fondo, che chi ama e diffonde il frastuono diventi improvvisamente così amico del silenzio. Sarà mica, guarda caso, perché si tratta di imbavagliare un pensiero “diverso“? Ma come? Proprio voi?…

Enrico Steidler

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