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Perché Prandelli è meglio di Conte
Che allenare la Nazionale sia un compito tutt’altro che semplice è ben noto, ma da qualche anno ormai le prestazioni che offrono gli azzurri non sono all’altezza della loro fama. Sono già stati affrontati i problemi riscontrati nell’ultimo periodo dall’Italia di Antonio Conte. Tuttavia già da prima, e ci riferiamo alla gestione Prandelli, la situazione stava cominciando a prendere una brutta piega.
L’AVVENTURA DA CT – Il tecnico di Orzinuovi era stato chiamato in carica il 30 maggio 2010, dopo la débâcle in Sudafrica, con l’obiettivo di riportare il calcio italiano ai massimi livelli. Una delle novità portate da Prandelli riguardava l’introduzione di un “codice etico”, per cui chi si rendeva protagonista di condotte aggressive o antisportive con il proprio club non veniva convocato in Nazionale. De Rossi e Balotelli ne sanno qualcosa. Come è capitato a molti prima di lui, l’esordio non era stato positivo (sconfitta con la Costa d’Avorio), ma, nonostante tutto, l’Italia riuscirà a qualificarsi per Euro 2012 senza soffrire troppo e ottenendo anzi il record di punti (22 su 24 disponibili). Gli Europei saranno agrodolci per la nostra Nazionale. Le belle vittorie contro Inghilterra e Germania ai quarti e in semifinale non cancellano purtroppo la pesante sconfitta patita in finale contro la Spagna (0-4). Nel 2013 Buffon e compagni ottengono il terzo posto nella Confederations Cup, disputata in Brasile, e, a questo risultato, segue la qualificazione ai Mondiali. Sarà proprio il Mondiale brasiliano a sancire la fine del rapporto tra Prandelli e l’Italia. Troppo pesanti da digerire le due sconfitte consecutive, contro Costa Rica e Uruguay, che portarono all’eliminazione dalla competizione in maniera inaspettata. E’ stato lo stesso ct a dimettersi, poiché sentiva addosso tutto il peso di quella bruciante sconfitta subita dal calcio italiano.
I NUMERI – Prandelli, in 56 partite alla guida della Nazionale, è riuscito a vincerne poco meno della metà, però, a differenza dell’Italia di Conte, a tratti con il bresciano si è vista una bella Italia, divertente, propositiva, aggressiva, insomma quella che nell’ultimo periodo stentiamo a vedere. La vittoria del 10 agosto 2011 sulla Spagna fresca vincitrice della Coppa del Mondo era stata una gran soddisfazione, così come quella ottenuta contro la Germania grazie ai due gol di Balotelli nell’Europeo di tre anni fa. Rovesciando la medaglia però, tra le statistiche, ci sono pure i clamorosi pareggi con Haiti e Lussenburgo e la sconfitta contro il Costa Rica. Nel bene e nel male la sua Italia aveva un preciso dna, voleva imporsi giocando un calcio diverso, internazionale. A volte c’è riuscito, a volte no.
SGUARDO AL FUTURO – Recentemente l’ex tecnico della Fiorentina ha voluto sbilanciarsi, ammettendo di non vedere un futuro roseo per la nostra Nazionale. Il nostro sistema non ha programmazione, si tende a dare molta più importanza ai club, ai loro interessi economici, e la Nazionale passa in secondo piano. Basta vedere le amichevoli, troppo spesso snobbate, col risultato che la nostra Nazionale è 16° nel ranking e sarà costretta ad affrontare un girone impegnativo in vista dei Mondiali 2018.
Roberto Cusimano