Cronaca
Giorgia Meloni si imbavaglia, ma incappucciata sarebbe più credibile
Separati alla nascita: ecco come sono Giorgia Meloni e la cultura liberale. Di quest’ultima, la numero uno di Fratelli d’Italia condivide solo quei princìpi – pochissimi – che piacciono a lei; per gli altri c’è il confino, “tolleranza” in testa. E’ sempre stata così, la “mascotte di Salvini“ (come fu velenosamente definita da Gianfranco Fini), e le sue osservazioni sugli immigrati ne sono l’ennesima riprova.
LA CROCIATA CONTRO I MORI – “Evitiamo di importare in Italia un problema che oggi non abbiamo – scrisse la Meloni lo scorso 27 giugno su Facebook, e le sue parole furono poi riprese due giorni dopo da Stranieriinitalia.it – Basta immigrazione e soprattutto basta immigrazione da Paesi musulmani. La piccola quota di immigrati che reputiamo necessaria prendiamola da quei popoli che hanno dimostrato di non essere violenti. (…) Non mi risulta ci siano casi di terrorismo collegato ai filippini, agli argentini, agli ucraini, ai peruviani. Premiamo allora chi ha dimostrato di integrarsi con maggiore facilità. Per gli altri, porte chiuse finché non avranno risolto i problemi di integralismo e violenza interni alla loro cultura”.
BAVAGLIO DI STATO – Solita “mascotte”, insomma: pensiero minimo, ma assolutamente legittimo. E invece no. Marco De Giorgi, dirigente dell’Unar (l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali istituito nel 2004 dal governo Berlusconi), non la pensa così, e ha indirizzato alla mascotte una lettera che si conclude come segue: “Esaminando con attenzione il contenuto delle affermazioni attribuite a Lei, questo ufficio, pur nell’intangibilità del principio di libera manifestazione del pensiero, garantito dalla Costituzione Italia, e condividendo la preoccupazione relativa alla gestione di un fenomeno così complesso come quello migratorio, ritiene che una comunicazione basata su generalizzazioni e stereotipi non favorisca un sollecito e adeguato processo di integrazione e coesione sociale. Si coglie l’occasione – chiosa maldestramente De Giorgi – per chiedere di volere considerare in futuro, l’opportunità di trasmettere alla collettività messaggi di diverso tenore“.
Tradotto e sintetizzato dal burocratese il senso è questo: Cara Meloni, Lei è libera di dire quello che vuole, ma anche no. Ci pensi su. Comprensibile, quindi, la veemente reazione della pasionaria, la sua lettera al capo dello Stato (…”Scopro che esisterebbe un ufficio del governo capitanato da un burocrate di stato, consigliere Marco De Giorgi, che si arroga il diritto di sindacare – ed eventualmente censurare – le opinioni espresse delle persone, parlamentari compresi. Ne rimango scioccata”) e la sua plateale protesta con tanto di bavaglio sulla bocca, come già fece Giuliano Ferrara nel 2006. “Se una nota del genere fosse stata emessa da un governo di centrodestra nei confronti di un deputato dell’opposizione – ha scritto a Matteo Renzi l’imbufalita Meloni – sarebbe venuto giù il mondo. Non pretendo che tutti siano d’accordo con il mio pensiero, ma rivendico il diritto di esprimere le mie opinioni in libertà e coscienza. Ciò deve valere per qualunque italiano o italiana”.
LE CONSEGUENZE FAN SOFFRIRE – E già. De Giorgi l’ha fatta davvero grossa, diciamolo, e le conseguenze del suo errore – aver tentato di “correggere” un pensiero, roba da Minculpop – sono ancora più gravi e fastidiose dell’errore stesso. Fateci caso: 1) – Ci tocca solidarizzare con la Meloni; 2) – Dobbiamo assistere alla grottesca rappresentazione di una serial killer delle libertà individuali che si erge a paladina dei più nobili ideali; 3) – … e pure al “miracolo” dei nani che si trasformano in giganti. “Il premier Renzi – scrive indignato Ignazio La Russa – dica chiaramente cosa pensa di questa lettera spedita da un ufficio della Presidenza del Consiglio che altro non è che un vero e proprio ‘bavaglio di Stato‘ che punta a silenziare chi la pensa diversamente”. “Chiederemo conto dell’attività dell’Unar – incalza il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri – una struttura che danneggia l’Italia e che va soppressa senza esitazione. Licenziando su due piedi questa gente che calpesta la verità e la libertà”. Dulcis in fundo, Roberto Formigoni, senatore del Nuovo Centrodestra: “L’Unar non è nuova a comportamenti che violano lo spirito e la lettera delle Leggi italiane. Sarà utile che chi di dovere intervenga rapidamente”.
Insomma, forse il burocrate ministeriale ha agito per eccesso di zelo, e ha confuso l’egoismo con la discriminazione; oppure è convinto che un’idea mediocre e stereotipata non sia solo una “colpa”, in qualche misura, ma pure un “reato“, un bubbone da estirpare. Mah, chissà. Comunque sia, non importa. La libertà di opinione è sacra, infatti, e chi la tocca – qualunque sia il motivo – ha sempre torto marcio. Caro De Giorgi, qui urge un “messaggio di diverso tenore”. Oltre alle scuse, possibilmente.
Enrico Steidler
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