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Lazio; i motivi della disfatta a Verona
Pubblicato
6 anni fa|
Editor
Cristy Marinari
Sembrano appartenere ad un’altra era i festeggiamenti per il terzo posto, per quel preliminare che faceva intravedere la Champions League. Eppure così lontani quei tempi non sono, era fine maggio. Quattro mesi e tutto è cambiato fino ad arrivare al Bentegodi. Cos’ha segnato la disfatta veronese?
SENZA CAPO NE’ CODA – Assenze che diventano macigni, voragini colmate col niente e che ancor più spalancano le fauci. Stefano Pioli ha provato a fare di necessità virtù, scegliendo di adattare l’esterno Balde Keita a centravanti per sopperire la mancanza di Miro Klose e Filip Djordjevic. E’ una soluzione che forse sortirà gli effetti a lungo termine, visto che lo spagnolo ha bisogno di tempo per cambiare il suo stile di gioco. Il centrocampo, privo di Lucas Biglia, è da registare e, senza Federico Marchetti, anche la porta piange.
1,2,3 STELLA – Il primo tempo al Bentegodi si è concluso col vantaggio del Chievo Verona di tre reti a zero ed ha messo in risalto i clamorosi sbandamenti difensivi. L’anno scorso era proprio la difesa il punto forte di Stefano Pioli, ma adesso Stefan De Vrij, Santiago Gentiletti e Stefean Radu, sembrano non essere all’altezza. Buchi apertissimi nell’area di rigore, confusione e sofferenza sulla fascia difensiva sinistra, dove i giocatori del Chievo filavano lisci senza problemi.
TUTTO DA RIFARE – Poche idee, lenti, gambe imbalsamate e atteggiamento di chi subisce il ko. Il nervosismo poi allarga il danno ed invece che mordere il pallone, i biancocelesti perdono tempo ad indispettirsi piuttosto che provare a raddrizzare le sorti dell’incontro. La sosta forse servirà alla Lazio per cambiare registro e ritrovare il giusto atteggiamento. Servirà la sfuriata di Claudio Lotito e la contestazione, pacifica, dei supporters, che al rientro della squadra a Fiumicino hanno chiesto di tirar fuori gli attributi?
ALLO SBARAGLIO – Gli acquisti hanno ringiovanito la rosa sì, ma allo stesso tempo l’hanno resa inesperta. Scommesse da vincere e poche certezze. Manca la consapevolezza e la reazione ai momenti di difficoltà. Ai giovani serve più tempo e troppi chilometri dovranno ancora macinare con le gambe. La colpa non è certo da imputare a loro, semmai ad una dirigenza che ha scelto il budget allo spessore.
Un bell’esame di coscienza collettivo. I giocatori devono tornare a fare la squadra e la dirigenza deve provvedere. Lazio, tocca a te!
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