Tennis
Kyrgios e il merchandising per il tennis italiano

Da non amante del tennis e da giornalista critico verso l’operato dei colleghi (i giornalisti e gli avvocati son le uniche professioni contro le quali non vale la solidarietà di casta perchè entrambe possono restare professionali svolgendo il loro mestiere anche in maniera completamente opposta alle regole che hanno scelto di servire), avevo storto un po’ il naso. Vedere nella prima pagina di due quotidiani sportivi italiani su tre l’insulto di Kyrgios a Wawrinka (lo ha accusato, in campo, di essere cornuto ndr) mi aveva scatenato le classiche considerazioni da “signora mia, come siamo caduti in basso”. Poi ho letto meglio e ho capito: Kyrgios non è uno scemo, è un genio della comunicazione dalle conoscenze immense. Venite a scoprire perchè..
LA GLORIA E’ LA LOTTA – Premessa: ogni paese ha i suoi sport nazionali, non conta come e perché lo siano diventati, ma c’è quello sport che emoziona una nazione e poi tutti gli altri, a seguire….. molto a seguire. In Italia è il calcio, che primeggia largamente in qualunque dato possibile, dai tifosi agli appassionati web, nonostante tutto. Gli altri hanno un solo modo per sopravvivere al monopolio: avere un personaggio, anzi, meglio ancora, averne due e costruirgli intorno la rivalità. La gloria di ogni tipo di sport è nella competizione, che lo rende il surrogato pacifista della guerra. Si scaricano tensioni e ormoni per liberarsene ed essere felici. E’ il risultato finale, che passa sotto traccia durante le altre emozioni. E cosa fanno due che si scontrano? Lo insegna mirabilmente tutta la letteratura epica da Omero in poi: si provocano, lottano prima, durante e dopo il match, sono opposti dentro e fuori dal campo.

Marco Pantani, come Kyrgios, oltre lo sport
DOPO PANTANI E LA PELLEGRINI – L’unico esempio (o uno tra i pochissimi) è stato Pantani nel ciclismo, che ci mostra anche come non sia fondamentale che quel campione vinca in maniera lecita, gli basta entrare nel cuore della gente per un fenomeno che è come l’amore, non si spiega ma dura. Oppure entrare con l’amore, con le evoluzioni erotiche della Pellegrini (una delle nuotatrici più vincenti in Italia) famose ben più del suo palmares. Ecco, nel tennis di oggi, che in Italia non vede un personaggio nazionale da copertina dai tempi di Panatta e Pietrangeli, l’australiano Nick Kyrgios, uno che quando lo vedi ti fa più male di una roncolata nei denti per come si veste e quando lo affronti in campo è più irritante della padronanza linguistica di Renzi in campo internazionale, è un personaggio al 100%. Chi ne capisce lo definisce sinteticamente come un cazzone dalle qualità immani, che però ha una dote visibile da tutti: attira, fa appassionare a sé e poi allo sport. In quanti hanno inforcato una bici nel periodo di Pantani grazie a Pantani? In quanti hanno dato visibilità al tennis per lo sfottò contro Wawrinka (altro insopportabile troppo spesso graziato dalla vicinanza con Federer)? E per una volta, al diavolo i perbenismi: in tutti gli sport, “colpirsi” è una spettacolare necessità, altrimenti detta “questo è calcio, non è balletto”. E gli sport hanno bisogno di persone così, che si elevino dalle regole che altrimenti i non appassionati non capiranno mai. E’ il trucco, naturale o cercato che sia, per vendere uno sport che ne ha bisogno. Bravo Kyrgios, quindi, e bravo a chi gli ha dato spazio: il tennis del futuro, un giorno, vi ringrazierà.
