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Almeno i trofei no!
Www.fallimentiparma.com. Basterebbe questo per spiegare tutto. Un sito per una liquidazione totale, come un negozio di un abbigliamento. Solo che stavolta stiamo parlando del Parma, società calcistica. Tutto all’asta per i ducali: centinaia di oggetti contenuti nella sala stampa, negli uffici, nella sala mensa e negli spogliatoi. Ma c’è qualcosa che andrebbe salvato assolutamente senza se e senza ma: i trofei.
LA STORIA NON PUO’ ESSERE VENDUTA – Tre Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, una Coppa delle Coppe, 2 Coppe Uefa e una Supercoppa Europea: tutto questo non può essere messo in vendita. I trofei come ricordo di una passato glorioso e vincente, come ancora a cui aggrapparsi per ripartire. E poi si, la bacheca è riempita da chi scende in campo e vince le partite, dai presidenti che investono fior di quattrini, ma i proprietari sono soprattutto i tifosi. Troppe volte si parla dell’anima violenta del tifo, che con quest’ultimo non ha nulla a che fare perché il tifo è amore, è passione. D’altronde non esistono altre parole per definire il gesto di quelle migliaia di persone che hanno sottoscritto l’abbonamento, così di getto e di impulso. Perché il sentimento per i propri colori non conosce limiti e categorie. Ma al tifoso non gli puoi togliere ciò per cui ha urlato, gioito e pianto di felicità. Ogni attimo vissuto accanto alla squadra del cuore fa parte della sua storia e questa non può essere venduta. I trofei del Parma sono della città di Parma e dei parmensi. Anche solo l’idea che qualcuno, chiunque esso sia, possa comprarli, tra l’altro con che titolo, sarebbe un’ingiustizia sportiva. E nel capoluogo emiliano di ingiustizie, quest’anno, ne hanno vissute sin troppe. Perché infilare il dito nella piaga e regalargliene un’altra? I trofei restino a legittimi proprietari. Possono rappresentare i sassi su cui costruire una nuova strada.
Gianpiero Farina