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Totti-Zanetti 1-0: “La 10? Giusto che tutti sognino di indossarla”
Tutti sanno che anche dal cemento può spuntare un fiore, e oggi la cronaca ci impone di parlare di entrambi. Cominciamo dal primo cercando di ridurlo ai minimi termini, cioè lo spazio che merita. Ieri mattina all’alba è sbarcato a Fiumicino Gerson Santos, trequartista brasiliano di 18 anni che la Roma ha prelevato dal Fluminense, e ad accoglierlo ha trovato un vero e proprio plotone di esecuzione mediatico. Motivo? Una foto postata su Twitter alla partenza da Rio che lo ritrae mentre mostra sorridente la maglia numero 10 della Roma col suo nome – di Gerson, non di Lui – in bella vista. Apriti cielo: delitto di lesa maestà, oltraggio, sacrilegio. Un commento su tutti, tanto per dare un’idea: “Benvenuto piccolo fenomeno (speriamo), ma così non ti presenti affatto bene…il 10 a Roma è leggenda…leva quella maglia!“.
GRAZIE DI ESISTERE – Una reazione sbracata, quindi, quella dei tifosi giallorossi, una levata di scudi così puerile e veemente da costringere Walter Sabatini all’immediato e doveroso contrattacco: “La maglia gliel’ho spedita io – ha dichiarato il ds della società capitolina dai microfoni di Radio Roma – per dargli una motivazione in più quando la trattativa era ancora in bilico. Basta agguati alla Roma, lasciate stare Gerson!”. Fin qui il cemento, grigio, opprimente e sparso ovunque. Questa volta, però, accanto al solito schifo c’è pure il fiore, c’è pure il “miracolo” di sportività, di talento e de cojoni: Francesco Totti. Il capitano della Roma non è un grande, è un immenso, anche fuori dal campo, e ieri ne ha dato l’ennesima riprova.
SILENZIO, PARLA IL CAPITANO – Ecco cosa ha scritto ieri la leggenda giallorossa sul suo blog. Ricordatevi queste parole perché sono un capolavoro, perché sono esemplari. “Siamo alle porte della nuova stagione, sono arrivati e stanno arrivando calciatori che ci aiuteranno ad affrontare i nostri impegni sul campo, migliorando quello che abbiamo fatto in questi anni. Abbiamo affrontato tanti grandi club in questo periodo, volevo ringraziare le società che ci hanno ospitato, i loro tifosi e i calciatori con cui mi sono misurato: uno per tutti il grande Leo (Messi, ndr), il Calcio. L’augurio più grande che posso fare a tutti i ragazzi e ai calciatori che avranno l’opportunità di indossare la maglia numero 10 della Roma è di scambiarla un giorno con un grande campione come Messi. Tutti devono avere questa possibilità. La maglia numero 10 è la mia seconda pelle, ma tutti dovranno avere la possibilità di cullare quel sogno, di indossarla e soprattutto di onorarla e portarla fino a raggiungere i migliori traguardi sportivi. Domani si riparte tutti insieme per la nostra Roma: facciamo subito innamorare di questa città e dei nostri colori chi è arrivato, in modo particolare i ragazzi più giovani. Siamo e saremo sempre LA ROMA”. Due sole parole: standing ovation.
Così parla un capitano, così parla un vero uomo, e la differenza coi quaquaraquà che impestano il web si vede a occhio nudo da Plutone. L’immensità di Totti, però, risalta anche se accostata alle più incredibili grandezze. Pensate a Javier Zanetti, ad esempio, un altro Uomo e Capitano degno di tutte le lettere maiuscole possibili e immaginabili. Se parliamo della maglia, infatti, Francesco Totti è riuscito ad essere ancora più grande dell’Highlander nerazzurro, roba che si riteneva possibile solo in teoria. E già, perché la numero 4 di Saverio, come tutti sanno, non esiste più, è stata ritirata, è diventata una reliquia come la lingua del santo: niente trippa per i ragazzini dei vivai, quindi, e lui è contento così.
Morale? Francesco Totti non è un grande, è un immenso. Grazie di esistere.
Enrico Steidler