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Serie A, le big comprano in Italia. Qualcosa sta cambiando?
Pubblicato
7 anni fa|
Editor
Davide Terraneo
Il calcio italiano sta tornando grande. Forse un’illusione, forse una speranza, ma qualche motivo per credere che ci sia un’inversione di tendenza esiste. A cominciare dal fatto che le grandi squadre di Serie A iniziano a preferire acquisti nel nostro campionato a grandi colpi esteri. Il rischio di aumentare il gap tra big e squadre di medio valore è alto, ma se il Made in Italy torna ad avere fascino qualche motivo ci deve essere.
JUVE DA SERIE A – E’ significativa la scelta della Juventus di andare a spendere la cifra più alta di questa sessione per un giocatore di Serie A, l’argentino Paulo Dybala. L’attaccante del Palermo, con le sue 13 reti in rosanero, è sicuramente la scommessa più importante del mercato bianconero, sebbene generalmente 32 milioni più bonus vengono sborsati per calciatori di campionati esteri. La Juve di Conte era stata costruita chiamando (a basso prezzo, d’accordo) Vidal e Barzagli dalla Germania, Tevez e Pogba dall’Inghilterra e Morata dalla Spagna, arrivato praticamente in concomitanza con le sue dimissioni. Allegri ha invece preferito affidarsi a Neto, Zaza, Rugani e Sturaro (a gennaio), tutti rimasti in Serie A. Solo Mandzukic e Khedira, assolutamente convenienti per il prezzo, sono arrivati da una realtà diversa.
NAPOLI E MILAN – L’esempio della Juventus è stato seguito in parte da Napoli e Milan, che hanno alternato colpi dalla Serie A ad acquisti dall’estero. I partenopei hanno accontentato Sarri portando in Campania Valdifiori e Hysaj dal “suo” Empoli e convincendo l’Udinese a cedere Allan, rinunciando così ad inseguire colpi alla David Lopez da adattare alla realtà del calcio nostrano. I rossoneri si sono sbizzarriti sul mercato pagando la clausola rescissoria di Bacca al Siviglia e portando Luiz Adriano a Milano, ma hanno anche deciso di spendere quasi 50 milioni per la coppia di proprietà della Roma Bertolacci-Romagnoli. I giallorossi dal canto loro hanno puntellato il reparto offensivo con Salah (ammirato alla Fiorentina) e Iago Falque, rivelazione del Genoa. I viola prima dello scambio con Suarez avevano puntato su Sepe per sostituire Neto, per poi chiudere per Astori nel reparto difensivo. Addio dunque ai vari giovani serbi e argentini arrivati nelle stagioni precedenti.
PICCOLE INDEBOLITE – Una simile strategia di mercato rischia però di spaccare in due la Serie A. Per una Juventus che cresce con Dybala esiste un Palermo che non riesce a rimpiazzare l’argentino, con una perdita potenziale non indifferente. Discorso simile per il Genoa, che ha restituito Niang e Matri al Milan vendendo Falque e forse Perotti per rispolverare Pandev. Il Torino ha rimediato alle proprie cessioni con giovani della Serie A, Zappacosta e Baselli su tutti, che però hanno tolto forza ad una squadra in difficoltà come l’Atalanta. Il nostro campionato rischia dunque di succhiare linfa alle piccole per rifornire le big, ma anche l’indebolimento delle squadre sulla carta più deboli può essere un buon segnale per il nostro campionato, costringendole a puntare su giovani che potrebbero rivelarsi nuovi fenomeni. Qualcosa sta cambiando all’interno del movimento calcistico italiano. E’ presto per dire se aiuterà la Serie A a tornare il più bel campionato del mondo, ma stavolta almeno la speranza c’è.
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