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Calciopoli come Hachiko, storia d’amore in bianco e nero

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Calciopoli come Hachiko, storia d'amore in bianco e nero

Inquinamento complessivo del sistema (…), un sistema ben organizzato costituito da soggetti a vario titolo e con vari ruoli, intenzionati a porre in essere condotte penalmente illecite dirette a influire sul campionato di calcio di serie A 2004-2005″. Così scrivono i giudici della Corte di Cassazione nelle motivazioni dell’ennesima sentenza di Calciopoli (sponda Antonio Giraudo, questa volta, l’ex amministratore delegato della Juventus ritenuto colpevole di associazione per delinquere e frode sportiva e poi prescritto), e di fronte a parole così lapidarie c’è ben poco da fare. E da aggiungere. E invece no.

LE ALTRE VERITA’ – Le motivazioni della Cassazione non motivano un bel nulla – gridano (e scrivono) in coro i simpatizzanti del partito sconfitto – e non fanno alcuna luce sui tanti, troppi misteri di Farsopoli. Perché Moggi e Giraudo e Facchetti – e Meani, ecc., ecc. – no, ad esempio? Perché usare solo alcune intercettazioni e cestinare le altre? Perché considerare “inquinato” un sistema in cui solo due arbitri – De Santis e Racalbuto – sono rimasti invischiati? Perché vedere una sola verità – concludono indignati – e insabbiare tutte le altre? Soliti discorsi, insomma, solito “gombloddo”, ma il punto non è questo, il punto è un altro.

Calciopoli come Hachiko, storia d'amore in bianco e nero

Calciopoli come Hachiko…

LE ALTRE INDAGINI – Qui abbiamo dei colpevoli – per la giustizia – e dei sospetti – per qualcuno. Ora: vogliamo fare altre indagini? Vogliamo riaprire la ferita purulenta? Bene. Cominciamo dai primi, allora, e mettiamo sotto la lente di ingrandimento tutta la loro carriera. Vuoi vedere che salta fuori qualcosa? Qualcosa di ben più concreto, grave e sanzionabile rispetto a certe ipotesi avvocatesche (del diavolo)? Il sospetto, questo sì, è fondato, ed è da qui che si dovrebbe ripartire: questione di (scarse) risorse da gestire il meglio possibile, questione di giuste priorità. Ma ora basta, parliamo d’altro. Al di là di tutto, infatti, al di là della storia e delle storie, c’è finalmente qualcosa di bello che spunta in tutta questa losca vicenda, ed è a questo che preferiamo pensare.

CALCIOPOLI, INFINITA COME L’AMORE – Ok, Calciopoli non avrà mai fine. Constatarlo è tristissimo, ma se pensate al perché vi torna subito il sorriso. Avete presente Hachiko, il meraviglioso cane di razza Akita noto in tutto il mondo – c’hanno pure fatto un film con Richard Gere – per la sua commovente fedeltà nei confronti del padrone scomparso? Tutti i giorni al cimitero sulla sua tomba, amore inesauribile, ecc., ecc.? Ecco, Calciopoli non finirà mai perché a tenere in “vita” i suoi protagonisti sono proprio i numerosissimi Hachiko sparsi ovunque per la Penisola. I loro amati “papà” – quelli che gli facevano vincere tante belle cose – non ci sono più (un brutto giudice se li è portati via), ma gli orfani non si rassegnano: custodiscono le spoglie con devota passione e preparano la vendetta. Ora e per sempre, nei secoli dei secoli.

Tutto ciò è commovente, diciamolo, questo sì che è amore infinito. Aveva ragione De Andrè: anche dal letame (Calciopoli) può nascere un fiore.

Enrico Steidler

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