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Grandi Opere? Con gli ultrà si può fare

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Lanciamo una provocazione a metà strada fra serio e faceto, fra sognanti ideali di giustizia e concreta realtà. In Italia abbiamo tanti problemi, ma ce ne sono almeno due che potremmo risolvere in breve tempo: i progetti mai realizzati – le cosiddette Grandi Opere – e la violenza degli ultrà. Quest’ultimo, in particolare, è come una piaga infetta, e ora che fa caldo puzza da far schifo.

MAMMA, HO VISTO GLI ULTRA’ – Castelrotto (Bolzano), 22 luglio, ore 17.20: a pochi minuti dal fischio d’inizio dell’amichevole fra Bologna e Spezia, gli ultrà delle rispettive squadre – circa 20 per parte – vengono a contatto. La cronaca parla di botte da orbi, sassaiole, bottigliate, lancio di bengala (uno di questi penetra di rimbalzo nel Fan Village del Bologna, dove hanno trovato precipitosamente riparo i numerosi bambini presenti al centro sportivo Laranz), trattorini e macchinette del Kindergarten divelti e usati come corpi contundenti e forze dell’ordine che riescono a malapena a limitare i danni. Bilancio: nessun fermato e tre feriti, due agenti e un ultrà spezzino. Vergognatevi, voi e quegli altri – sbotta Rolando Bianchi mentre il curvaiolo riceve le cure dei sanitari del Bologna per un vistoso taglio sulla testa – C’erano anche dei bambini, non avete visto?”. Sì, certo che sì, e forse su quelli più grossi – dimensioni trattorino per capirci – c’avevano pure fatto un pensiero.

Lavori ferroviari, ecco un settore nel quale si può utilmente impiegare l'energia ricavata dagli ultrà

Lavori ferroviari, ecco un settore nel quale si può utilmente impiegare l’energia ricavata dagli ultrà

SOGNANTI IDEALI… – Ora, fateci caso: gli ultrà producono energia. Non è poco, se considerate di chi stiamo parlando. Tutta questa energia, naturalmente, può essere raccolta e messa al servizio della collettività. Perché sprecarla? In fondo, se riusciamo a ricavare qualcosa di utile dagli scarti di cicoria allora possiamo trarre vantaggio anche dagli ultrà, possiamo dar loro un senso. Sì, ma come? Semplice: troviamogli un lavoro. C’è una ferrovia a scartamento ridotto da realizzare in alta quota da quel dì? Ecco, perché no? Un carcere di massima sicurezza da tirare su a tempo record e a costi contenuti? Però, mica male. Un’area terremotata e mai ricostruita? Una palude da bonificare? Un rapido collegamento stradale fra la Sicilia e la Sardegna? Ma anche sì. Gli ultrà sono più di 40mila: riuscite a immaginare di quanta energia stiamo parlando? Con un simile potenziale, nessuna Grande Opera è preclusa. Basta volerlo.

…E CONCRETA REALTA’ – Ok, l’idea è buona e sarebbe splendido realizzarla, ma in realtà non si può (giusto così, ovviamente). C’è tuttavia, persino in uno scenario cupo come il nostro, una Piccola Grande Opera a portata di mano, un piccolo grande modo per cavare senso dalle rape: facciamogliela pagare. Letteralmente, s’intende. Sfasci il trattorino? Ok: valore del bene distrutto (comprensivo di manodopera) + sanzione fissa di 1000 euro a titolo di risarcimento per la collettività danneggiata + multa di 2500 euro per la figuraccia indegna che hai fatto fare al tuo Paese + 10.000 euro (elevabili a 20.000 a seconda dei casi) perché sei un coglione.

Ci vuol tanto a fare questa Piccola Grande Opera? Ci vuol tanto a ricavare utilità, se non proprio energia? Sembra di sì. In Italia è più facile far pagare alle vittime.

Enrico Steidler

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