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Fiamingo, dalla Russia con furore: racconto di un Bis memorabile
Pubblicato
6 anni fa|
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Manlio Mattaccini
Provate a fermala. Anzi, a toccarla. Provate a scomporla, tanto non ci riuscirete. Rossella Fiamingo, 24 anni compiuti ieri, sulle pedane di Mosca ha battuto tutte le avversarie sul suo cammino. Ma prima di tutti ha battuto sè stessa: a distanza di un anno, sempre in Russia ma a Kazan, la spadista catanese conquista il suo secondo titolo iridato consecutivo, impresa mai riuscita a nessun’italiana della specialità. In una continua lotta personale nel migliorarsi, la concorrenza sembra distare anni luce: sul trono, avente per scettro una spada, la Fiamingo potrebbe restarci per un tempo indefinito.
SEMPRE PIU’ IN ALTO – L’espressione del suo volto sprigionata dalla sua maschera, dopo l’ultima stoccata, è eloquente: la stessa reazione di chi ha vinto cinque Euro ad un “gratta e vinci”. Come se fosse la cosa più semplice e meno sorprendente di questo Mondo. Eppure sul podio l’emozione c’è, e trapela senza formalità di rito durante l’inno di Mameli. L’epilogo più ovvio, e se vogliamo più giusto, ma non per questo affatto scontato di una gara che avrebbe sancito chi davvero abbia il coltello (o meglio, la spada) dalla parte del manico della specialità a livello mondiale. Un pò come Schumacher a bordo della Ferrari ad inizi anni ‘2000: un dominio incontrastato per il semplice fatto che era la combinazione migliore possibile. E se ti chiami Emma Samuelsson, e arrivi a giocarti una finale iridata e ne esci sconfitta per 15-5, significa che la distanza che sussiste tra il primo e il secondo gradino del podio è insormontabile.
UN ROSEO FUTURO – Scendere nel dettaglio della gara risulta quasi monotono: la spadista azzurra ha lasciato soltanto le briciole. E più passavano i turni, più la scioltezza e la testa ne guadagnavano. La sua compagna di squadra, la pur ottima Bianca Del Carretto, che conosce tutti (o quasi) i segreti della campionessa, ha rimediato nei quarti un sonoro 15-4. Senza contare la semifinale contro la sorprendente tunisina Besbes e la finale, appunto, con la svedese che non ha mai capito un secondo come trovare le contromosse vincenti. In un’era dove Romania e Germania, acerrime avversarie dell’Italia, stentano a trovare i ricambi generazionali e le forti cinesi, ogni tanto, ne sbagliano qualcuna, non si intravede all’orizzonte chi possa detronizzarla. E l’appuntamento olimpico di Rio, tra un anno esatto, non sarà altri che la rincorsa ad un titolo che finora manca nel ricchissimo palmares dell’ancor giovane Rossella. Che non mancherà di trovare le motivazioni giuste, allenamento dopo allenamento, per migliorarsi. “Elementare, Watson..”
SPADA UOMINI, GLORIA SFIORATA – L’oro della spada femminile è la prima medaglia di una spedizione finora avara di gioie. E nella giornata odierna si assegnava pure l’iride nella spada maschile, dove gli azzurri nutrivano ambizioni da medaglia. Paolo Pizzo, campione Mondiale nel 2011, ha dovuto interrompere la sua scalata già nei 16esimi, sconfitto dopo un tentativo di rimonta dall’altro azzurro Marco Fichera. Grande amarezza per Santarelli, all’esordio in una competizione iridata: dopo aver eliminato avversari molto più quotati, si arrende ai piedi del podio alla grande sorpresa di giornata, Jorgensen, per 15-14 dopo essersi trovato avanti di due stoccate. Garozzo invece, uno dei favoritissimi della vigilia, dopo un percorso piuttosto netto ha trovato nell’esperto koreano Jung un avversario insormontabile. E a proposito di esperienza: il nuovo re della spada maschile è un ungherese. Si chiama Imre Geza e ha 41 anni. Un mix di tecnica ed eleganza che nemmeno il tempo riesce a scalfire.
Manlio Mattaccini
(foto di Augusto Bizzi)
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