Inter
Inter, il mercato è una barzelletta che non fa più ridere
“Sei su scherzi a parte!”. Sarò esagerato, ma ogni volta che leggo le notizie riguardanti il mercato dell’Inter mi aspetto che uno sconosciuto sbuchi da dietro un angolo a gridarmi questa frase in faccia. Troppi proclami di inizio estate (anzi, di fine primavera) e, per ora, pochissimi fatti. Così si rischia di tornare a sentire la canzoncina “interista, chiaccherone, sogni sotto l’ombrellone…”
SOCIETA’ RIDICULA – Il mercato finora impostato dai nerazzurri è una vera e propria barzelletta: Per metterla giù schietta, usando qualche termine milanese, la situazione di Thohir e soci è passata velocemente dal faso-todo-mi alla fiera del ciapa no. Che tradotto in italiano significherebbe che prima sono stati accostati alla Beneamata tanti nomi di primissima fascia , salvo poi ricevere cordiali ma secchi rifiuti e si è finiti a fare la figura di chi vuol fare bauscia quando in realtà non ha un soldo bucato in tasca. A leggere le alternative poi vengono i capelli bianchi: giocatori o sulla soglia della pensione o che non giocherebbero titolari nemmeno in una squadra in lotta per la salvezza.
ZERU ACQUISTI – Mentre le rivali storiche si riforzano sul mercato con i vari Dybala, Neto, Rugani, Khedira (Juve) o si apprestano a chiudere grandi colpi come Ibrahimovic, J.Martinez, Brahimi, Kondogbia e Miranda (Milan), l’Inter sembra ferma al palo a guardare. Come è possibile che Ausilio e Co. siano passati dal trattare Yaya Tourè a puntare su Felipe Melo? O pensare a Kolarov, salvo poi accorgersi che non si hanno i soldi nemmeno per pagargli l’ingaggio e quindi virare su Zukanovic? O ancora: prima tutti a parlare di Dybala, Jovetic, Lamela, Aubameyang e Vietto e poi oggi essere costretti a leggere di interessamenti per Eder o in alternativa Diego Perotti? Le possibilità sono due: o gli uomini mercato stanno in gran segreto lavorando su dei colpi top secret, oppure dopo un momento di entusiasmo iniziale si sta iniziando a non sapere più che pesci pigliare per accontentare l’esigente Mancini: intanto chi ci va di mezzo sono i tifosi, costretti a vivere sulle montagne russe che prima portano in alto facendo pensare ad un’Inter formata nuovamente da top player, salvo poi scendere vertiginosamente e immaginare gli scenari più cupi, dove le avversarie tornano competitive in Italia e in Europa mentre la Beneamata rimane nella mediocrità degli ultimi anni.
“Qui si (ri)fà l’Inter o si muore”, le soluzioni low cost non sono più accettabili.