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Cinque motivi per cui Allegri è migliore di Conte
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7 anni fa|

Martedì 15 luglio 2014, il giorno dell’uragano bianconero. Antonio Conte, generale pluridecorato vincitore degli ultimi tre campionati, lascia improvvisamente la panchina della Juventus. La preparazione della nuova stagione è appena iniziata e l’allenatore pugliese, alla ricerca di sfide più ambiziose, saluta la Vecchia Signora, amante di mille notti di fuoco. A sostituirlo è Massimiliano Allegri, reduce da un’esperienza negativa con il Milan, culminata con un doloroso esonero. I tifosi juventini sono diffidenti, gli addetti ai lavori anche, ma l’esito dell’improbabile matrimonio è sorprendente: il 6 giugno 2015, al 68′ della finale di Champions League, Allegri è ancora in corsa per conquistare un clamoroso triplete. L’impresa non è riuscita, ma il toscano è uscito da trionfatore.
Quelli che seguono sono i cinque motivi per cui Allegri è migliore di Conte.
1. MENTALITÀ EUROPEA – I risultati sono sotto gli occhi di tutti: Allegri ha portato la Juventus sul tetto d’Europa, cadendo sull’ultima tegola, Conte no. È una questione di mentalità. Il toscano ha adattato la rosa a seconda delle esigenze, plasmando l’atteggiamento tattico a seconda dell’avversario da affrontare. Più moduli, più mentalità, più Juventus, stesso risultato: la vittoria. Quando non si ha a disposizione la squadra più forte del torneo, essere integralisti può risultare deleterio.
2. LA JUVENTUS È PIÙ FORTE – In questo caso non è solo una questione di risultati, ma anche di sensazioni trasmesse. La Juventus è maturata, diventando più consapevole delle proprie potenzialità. Ha reso allo stesso modo con la difesa a 3 o a 4, due attaccanti o tre, un trequartista o tre centrocampisti. Tevez è cresciuto e ha disputato la stagione migliore della sua carriera, Morata è esploso, Lichtsteiner è un terzino sempre più affidabile, Marchisio è diventato un regista credibile anche al cospetto degli avversari più ostici. La rosa è stata migliorata senza esser stravolta e gli obiettivi centrati sono cambiati: i meriti di Allegri sono evidenti e portano con sé i demeriti di Conte.
3. DIECI EURO BEN SPESI – “Con dieci euro non si mangia in un ristorante da cento”. Ah no? La frase, pronunciata da Conte dopo la vittoria dello scudetto 2013/2014 (in riferimento all’inadeguatezza della squadra per lottare in Champions League), è uno degli autogol più clamorosi della storia del calcio moderno. Questione di prospettive, stavolta. Conte, abituato a Barolo e champagne, pretendeva dei nomi importanti per migliorare la squadra, Allegri l’ha migliorata e basta, accontentandosi di un buon Barbaresco. Con venti euro in più la “coppa dalle grandi orecchie” sarebbe potuta essere sua. A Conte resta un bicchiere di Tavernello.
4. PROGRAMMA A LUNGO TERMINE – La parola chiave è “gestione”. Conte spreme i suoi gruppi, permettendo una programmazione massima di tre anni, Allegri no. Ragiona con l’abaco. Conte è frenetico, al limite del compulsivo nella ricerca del trionfo altisonante, Allegri è più pragmatico. Il pugliese ha buttato al vento un possibile successo in Europa League in nome dell’inutile record di punti in campionato, il toscano è un ragioniere. Un ragioniere di successo.
5. CONTE ED IL CONTE – La nobiltà non è quasi mai una questione di titoli acquisiti. Conte, di nobile, ha solo il cognome, un dato di fatto, Allegri un soprannome, causa di derisione per anni. Ora non più. Il fu Don Abbondio si è evoluto nel conte Max. Un vero conte, lui sì. Eleganza, stile, equilibrio, leggerezza e semplicità: l’abito non fa il monaco, ma spesso aiuta. Il generale Conte, massimo rappresentante della nazionale italiana, lo sa?
@antoniocasu_
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