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Vélodrome di Marsiglia, lo stadio dove l'”erba” è anche sugli spalti

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Stadio Vélodrome, Marsiglia

E’ il più grande stadio per il football di Francia, 67.394 posti a sedere, quasi 20mila più del Parco dei Principi di Parigi. Ma i record non si fermano qui: il Vélodrome di Marsiglia, infatti, è anche il “Coffee Shop” più affollato d’Europa, una specie di Parco dei Tossici dove migliaia di “fumogeni” naturali passano di mano in mano lasciando un’aromatica scia di sorrisi. Liberté, Egalité e Fraternité, quindi, eppure c’è qualcuno a cui non va.

La "legge" del Vélodrome

La “legge” del Vélodrome

PAROLA DI BOB – Negli stadi inglesi è vietato fumare, nel tempio del Paris-Saint Germain pure, al Vélodrome no. Il fumo (di sigaretta) è consentito, e il presidente del club Vincent Labrune è il primo ad approfittarne, anche a bordo campo e davanti alle telecamere. Una zona “detalebanizzata”, quindi, o – se preferite – un luogo non ancora raggiunto da quelle regole di convivenza civile che prima o poi saranno fatte rispettare ovunque. Comunque sia, nell’impianto che appartiene al comune di Marsiglia oggi fumare si può, e tanti, anzi tantissimi tifosi dell’Olympique si mostrano ben lieti di seguire l’esempio presidenziale. Ma con una differenza. Il vero numero uno, per loro, non è un tabagista qualunque ma il mitico Bob Marley: è lui il protagonista indiscusso di bandiere e striscioni, è lui che porta la lieta novella e indica la via del vero fumo. Sia fatta la sua volontà, insomma: ecco perchè il Vélodrome straripa di canne di ogni foggia e dimensione, persino in tribuna vip scrive La Provence, ed ecco spiegato il motivo delle furibonde proteste raccolte a piene mani dal quotidiano marsigliese.

TOUT LE MONDE EST PAYS – Così non si può più andare avanti, è ora di finirla, che esempio diamo ai nostri figli, la Playstation gli deve bastare, ecc., ecc. La cosiddetta società civile è in fermento, e ora, almeno per una volta, la Francia somiglia tanto all’Italia. “Il benessere dei tifosi è una delle nostre principali preoccupazioni – puntualizza il club in una nota ufficiale – il fumo di sigarette autorizzato solo in spazi aperti, quello di prodotti stupefacenti vietato. I controlli all’entrata sono finalizzati a individuare eventuali sostanze illecite, ma spetta alla polizia affrontare il problema”. “E’ già difficile per noi intercettare i fumogeni – replica subito quest’ultima – figuriamoci le canne”.

PRO: METTETE UN FIORE NEI VOSTRI CANNONI – E già, bel problema. Anche perchè è uno in più, e pure il meno importante sotto l’aspetto dell’ordine pubblico. Ad ogni modo, proviamo per un attimo a valutare i pro e i contro della “legge” del Vélodrome, perchè non è detto a priori che quella della repressione sia la strada più giusta da percorrere. Cominciamo con i pro. 1) – Love and peace. Si fanno tanti discorsi sulla sicurezza e sul fair play: perchè fare la guerra a una sostanza così distensiva? E perchè ostacolare la reciproca comprensione fra i popoli? 2) – Aromaterapia. Una volta allo stadio si sentiva solo l’odore acre dei fumogeni e delle ascelle dei vicini. Al Vélodrome, invece, ci si ricrea avvolti da una nube di fragranze esotiche e tonificanti. Vuoi mettere? 3) – Lungimiranza. Prima o poi la legge liberticida sui cannabinoidi finirà nella spazzatura della storia, è solo questione di tempo: meglio portarsi avanti col lavoro. 4) – Assenza di effetti collaterali. Dicono che a farsi le canne ci si brucia i neuroni (così come dicevano che a furia di “toccarsi” si diventa ciechi), quindi la cosa non riguarda gli ultrà. E gli altri, anche fosse vero, se lo possono permettere. 5) – Laboratorio di convivenza civile. Prendete e condividete: siamo tutti uguali di fronte alle necessità. 6) – Non piace al Moige. Questo è un pro schiacciante.

CONTRO: IL FUMO PASSIVO E IL CASO GALLIANI – Nel meraviglioso mondo della scienza tutto è possibile. Può succedere, ad esempio, che mezzo stadio si bombardi a tappeto ma che la “botta” di tutti si concentri in una sola persona, una persona che magari non ha fatto neppure un tiro. E’ quello che con ogni probabilità accadde al Vélodrome nel 1991, quando Adriano Galliani decise di ritirare il Milan dal campo perchè si era spenta qualche lampadina in un riflettore (partita persa a tavolino, un anno senza coppe per i rossoneri). E’ troppo buio – gridò Galliani con la bocca impastata – non si può perdere in queste condizioni! Il fumo passivo è dannoso,  inutile negarlo: ecco un contro altrettanto schiacciante.

Totale: pro 6, contro 1. Però, mica male la legge del Vélodrome. Love and Peace, quindi, e buona Pasqua a tutti.

Enrico Steidler

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