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Cucù, il 32 non c’è più, ma la Figc sbaglia anche quando fa la cosa giusta

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scritte Juventus Stadium

Un conto sono i sogni, un altro la realtà, e la Nazionale è una realtà internazionale. Non nel senso di Inter, naturalmente, ma dal punto di vista dello sport e dell’immagine. Al mondo delle cose concrete, poi, appartengono anche le sentenze dei tribunali, e quindi è ovvio e sacrosanto (persino in un Paese di pulcinelli come il nostro) che ogni riferimento a una dimensione molto virtuale e ben poco virtuosa dovesse essere cestinato senza pietà al cospetto della squadra di tutti e delle telecamere di tutto il mondo.

Carlo Tavecchio, presidente della Figc

Carlo Tavecchio, presidente della Figc

IL SASSO E LA MANO NASCOSTA – Ma l’Italia è l’Italia, purtroppo, e anche quando si sforza di salvare le apparenze – almeno quelle – riesce sempre a fare la figura dell’Italietta che è. Qui non si allude, ovviamente, alla reazione di molti tifosi bianconeri, che ora gridano in coroVergogna, i nostri simboli non si toccano, nè tantomeno ai rancorosi silenzi del club, ma al conigliesco atteggiamento della Figc. La veste Nazionale dello Juventus Stadium, realizzata coprendo tutte le scritte sportivamente scorrette presenti nell’impianto (il famoso “Non c’è 2 senza 3 che campeggiava all’ingresso, ad esempio, è stato oscurato da un azzurrissimo “Benvenuti” corredato dai loghi della squadra italiana e di quella dei Three Lions), è stata una decisione presa da Infront, fanno sapere dalle parti di via Allegri: è l’advisor della Lega Calcio che ha “personalizzato” lo Stadium. Punto, noi non c’entriamo.

STENDIAMO UN VELO – Ora, che nella vicenda dei “veli pietosi” la Figc c’entri eccome lo sa tutto il mondo, a partire dai furibondi Agnelliraptor, così come sono universalmente noti i motivi della guerra in corso fra la “temeraria” società bianconera e quel potere – la Federcalcio – che nove anni or sono fu brutalmente sottratto alla sua sfera di influenza. Retaggi di Calciopoli, naturalmente, e da questo punto di vista è tutto facile da capire, sia il “dispetto” delle scritte oscurate che la decisione di non motivarlo a chiare lettere come si usa fare fra uomini. La prospettiva di un accordo last minute (che i belligeranti consumerebbero alle spalle del calcio italiano, sia chiaro) è sempre dietro l’angolo, infatti, e quindi perchè calcare ulteriormente la mano?

Chiamare in causa il fratello maggiore Infront, però, e collegare un provvedimento sacrosanto ai capricci del marketing, è imbarazzante almeno quanto certe rivendicazioni “postume”, e se è giusto – e lo è – che tutte le vergogne debbano essere coperte…beh, ora tocca alla Figc. Stendiamo un velo.

Enrico Steidler

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