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Conte, il divorzio difficile ed un matrimonio che non s’aveva da fare

Il profumo dell’erba, i tacchetti sporchi, la quotidianità. Ogni maledetta domenica, un rituale profano si rinnova e trova nuova linfa. Esistono uomini che non riescono farne a meno. Mai. Il tifoso di provincia, l’ultrà sfegatato, l’idolo da copertina o l‘allenatore passionale. L’agonismo è libidine, una droga che scorre nelle vene. Antonio Conte è la massima espressione della necessità di vivere quotidianamente il calcio. Già, quotidianamente. Ma è un commissario tecnico. Il commissario tecnico. I conti non tornano e Conte potrebbe andarsene. L’azzurro non fa per lui. Non ora. Non un’estate fa, quando firmò un contratto che lo rinchiuse in una prigione dorata. L’inverno di Conte è stato un inferno, c’è da starne certi.
DELL’AMORE, I DIVORZI E LE SECONDE NOZZE – Vincenti si nasce, non si diventa. E Conte lo è. Questione di Dna. Ogni giorno, un piccolo tassello si aggiunge ad un mosaico che si avvicina sempre più alla perfezione. E al trionfo. L’acquisto del giocatore giusto al momento giusto, la costruzione del gruppo, la guerra perenne contro gli altri. Quelli che devono perdere. Quando si allena una nazionale, tutto è diverso. Tremendamente diverso. Gli amici, quelli sbagliati, ostacolano il percorso di crescita del gruppo. Gli stage non si possono fare, l’inverno è lunghissimo e Conte ha rivisto il suo esercito dopo tanti mesi. Un esercito variegato, oltretutto. Mediocre, per molti versi. Le scelte del commissario tecnico sono limitate ad una cerchia di giocatori indeboliti da un movimento calcistico che non programma. Improvvisa. Eppure il capro espiatorio è solo uno: Antonio Conte. Il matrimonio con la Nazionale non s’aveva da fare. Uscito da pochi giorni da un idillio finito male, Conte ha tradito la Vecchia Signora per buttarsi tra le braccia della dama azzurra. Una donna che non fa per lui.
IL CAMPO, FINALMENTE – Dopo esser finito colpevolmente nella morsa tra gli Agnelli, sempre più cinici lupi, i Lotito, i Tavecchio, le gelosie del passato ed un futuro incerto, Conte riabbraccia il campo. Finalmente. Per oggi. Per novanta minuti. Era ora. Le polemiche scaturite dal caso Marchisio, il pretesto perfetto per far riemergere vecchi rancori, avrà delle conseguenze che andranno oltre le solite polemiche, ma oggi conterà solo il campo. Il profumo dell’erba, i tacchetti sporchi, l’agonismo. La libidine, una droga. In Bulgaria, lontano da tutto e vicino alla Nazionale. Per oggi.
@antoniocasu_
