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Eder, Citadin italiano: la Nazionale non è un dopolavoro
Lauro Muller è un comune del Sud. Non d’Italia, ma del Brasile. Da quelle parti un ragazzino, come molti suoi pari età, insegue il suo sogno dietro un pallone. Vuole diventare un asso del calcio, farsi conoscere dai tanti talent scout europei in attesa che, qualcuno di essi, lo imbarchi su un aereo per il vecchio continente. Eder Citadin Martins (il nome completo), classe ’86, è riuscito nel suo piccolo a ritagliarsi grandi soddisfazioni. Già nel 2005, fresco 18enne, non teme la saudade ed entra a far parte della “cantera” dell’Empoli. Un decennio trascorso a spasso per il nostro Stivale, dove l’attaccante “brasilitalico” vive di alti e bassi, come è giusto che sia la carriera di qualsiasi giocatore. E vive, in Italia, guadagnandosi la pagnotta proprio grazie alle sue abilità pedatorie. Le ultime due stagioni con la maglia della Sampdoria, senza dubbio le migliori della sua carriera, non passano inosservate agli occhi di Antonio Conte. Eder è convocabile, quindi “azzurrabile”, per via del suo albero genealogico: il cittì lo convoca, e lui risponde “presente”. Prima conferenza stampa, e primo rigore calciato in tribuna. “Perchè ho scelto l’Italia e non il Brasile? I giocatori che lasciano presto il Brasile non vengono mai presi in considerazione dalla Seleçao“. Ahi ahi.
RONALDO O ROMARIO, CHI ERAN COSTORO? – Alcuni professionisti della comunicazione asseriscono che l’essere umano è in grado di etichettare una persona dopo soli quattro secondi dal primo incontro. Al giovane italobrasiliano (ora sì..) ne sono bastati anche meno per dare una dubbia impressione su sè stesso. E dato che siamo il popolo che “vede di malocchio gli oriundi, incapaci di esprimere in campo prestazioni all’altezza in quanto privi del sentore italico in pectore”, si capisce che sarà complicato, da ora in poi, scrollarsi in campo le malelingue. Un pò come dire che Altafini, Sivori o Camoranesi, con la maglia azzurra abbiano scherzato. O che Ronaldo o Romario, due perfetti sconosciuti brasiliani, siano arrivati ultra trentenni in Europa, ormai troppo vecchi per esser convocati nelle fila verdeoro.
L’EDER DEL “MUNDIAL ’82” – Spesso però, è possibile dare una spiegazione, anche per metterci il cuore in pace, grazie ad un’interpetazione “bizzarra” della storia. Il nome Eder è tutt’altro che casuale: il padre del giocatore lo mise al figliolo in memoria di Eder Aleixo de Assis. Ai più giovani questo nome dirà poco, ma era anch’esso un’attaccante che scene in campo titolare nella storica partita Italia-Brasile del Mondiale spagnolo. Lui, però, era con la maglia della Seleçao. La storia insegna: se non puoi batterli, unisciti a loro.
Manlio Mattaccini
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