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Le nozze di Conte coi fichi secchi

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Antonio Conte, commissario tecnico dell'Italia

Antonio Conte l’ha stabilito amaramente: i calciatori italiani non sono all’altezza della sua Nazionale. Gli oriundi, oggetto di scandalo in un Paese che trova un’identità solo quando si parla di sport, sono una necessità, non certo una priorità. Lo dice la classifica cannonieri di A, dominata da sudamericani e vecchi leoni prossimi alla pensione, e, sopratutto, la deprimente tendenza dei club italiani a puntare ad ogni costo su nomi esotici. Il povero Conte, costretto a fare le nozze coi fichi secchi, non sogna ogni notte le gesta dei vari Eder e Vazquez, scartati da Brasile e Argentina, ma li convoca lo stesso in nome degli obiettivi sportivi da raggiungere. In un qualunque Paese serio, la Nazionale maggiore è un punto d’arrivo, non certo di partenza. In Italia non è così e si preferisce chiedere l’impossibile al commissario tecnico: valorizzare un movimento calcistico senza fondamenta. Conte non può colmare da solo la voragine tra Under 21 e Nazionale maggiore, non può costringere i club di A a puntare su calciatori italiani e non può neanche costruire una squadra dall’età media di trentacinque anni. Eppure si punta il dito contro di lui. Il calcio italiano è allo sfascio e si pensa all‘italianità degli oriundi: i problemi, quelli veri, sono altri. In questo triste matrimonio, il problema non è il depresso Conte e neanche l’oriundo opportunista di turno, ma i sacerdoti che hanno officiato la funzione: Giancarlo Abete e Carlo Tavecchio.

@antoniocasu_

Inseguo il sogno di diventare giornalista dal 1989, anno in cui sono nato. Appassionato di ciclismo e calcio, mi impegno per raccontare il mondo dello sport da un punto di vista particolare, un po' eclettico, un po' folle.

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