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I 5 motivi per esonerare Roberto Mancini
Ancora una sconfitta. Certo, prestazione incoraggiante quella in casa della Sampdoria, ma ciò non toglie che l’Inter di Roberto Mancini sia alla sesta partita consecutiva senza vittoria (contanto anche l’Europa League), la terza in altrettante gare contro avversari “diretti” nella corsa all’Europa. Un ruolino di marcia che ha definitivamente fatto uscire i nerazzurri dalla bagarre continentale, scavalcati anche da Milan e Torino. Parliamoci chiaramente, se su quella panchina ci fosse ancora Walter Mazzarri non si sarebbero contate le levate di scudi del popolo interista nei confronti del tecnico toscano. L’allenatore dell’Inter però è Roberto Mancini, e sembra che il credito vantato dall’ex coach del Manchester City verso i tifosi sia pressochè infinito. Gli alibi si susseguono, ma in tutta onestà esistono più motivi che avvallerebbero l’esonero del Mancio, eccone alcuni:
1) FALLIMENTO DELL’OBIETTIVO – Mancini è stato chiamato con un solo e unico obiettivo: traghettare un’Inter allo sbando verso un sicuro porto europeo. Al 23 di marzo è praticamente certo che tutto ciò non accadrà. Fuori dalle coppe, lontana anni luce dai piazzamenti UEFA, l’Inter continua a veleggiare in mezzo all’anonimato. La cura Mancini non ha funzionato, i limiti sono evidenti e strutturali, ed è inevitabile pensare che la colpa non fosse interamente di Mazzarri.
2) INCOERENZA TATTICA – Prima il 4-4-2, poi il 4-2-3-1, quindi il rombo che a volte muta in un 4-3-3. Mancini ha rivoltato la sua squadra come un calzino, spesso anche all’interno delle partite, creando una confusione di difficile soluzione nello spogliatoio. Ruoli spesso improvvisati (Kovacic esterno d’attacco, Guarin mediano davanti alla difesa), fiducia sconfinata per interpreti imbarazzanti (vedi Juan Jesus) e impazienza verso altri (Hernanes su tutti).
3) DILAPIDAZIONE DEL PATRIMONIO – Tecnico, si intende. Mateo Kovacic doveva essere il faro della nuova Inter, ma sta vivendo un periodo di involuzione terribile, riconducibile all’avvento del mister marchigiano. Forse un caso, forse no. Anche Hernanes (pagato 20 milioni un anno da) è finito ai margini, nonostante una capacità tecnica e tattica raramente apprezzabile in altri giocatori. La gestione della situazione Osvaldo è stata integerrima, ma ha portato i nerazzurri a fare a meno di una bocca da fuoco utilissima nella prima parte di stagione.
4) SFIDUCIA NELL’AMBIENTE – Le interviste, oltretutto, ci regalano l’immagine di un tecnico non completamente fiducioso nei confronti del suo gruppo. Rare le ammissioni di colpevolezza, molto più frequenti i “Faccio quello che posso con ciò che mi ritrovo”. Un atteggiamento che sicuramente non è utilissimo per risollevare il morale di una truppa decisamente sottoterra. Che i giocatori dell’Inter non siano – non tutti almeno – di primissima qualità si sa, ma un allenatore deve essere il primo difensore del gruppo.
5) IL CARRIZO DELLA DISCORDIA – Ultimo, ma non ultimo, l’errore madre. Una squadra che ha un solo modo per arrivare all’obiettivo di una stagione è obbligata a dare il massimo per conseguirlo. E schierare il portiere di riserva NELLA partita dell’anno è una topica difficilmente perdonabile. Verissimo, l’argentino aveva fatto bene in precedenza, ma quando in rosa hai in Samir Handanovic l’unico Top Player a disposizione, quest’ultimo DEVE essere schierato. Altre teste sarebbero rotolate per molto meno, ma quella di Mancini è ancora li sulle spalle. Se la fiducia di Thohir è ben riposta o meno sarà il campo a dirlo, alla prossima stagione l’ardua sentenza.
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