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Milano non è un paese per Massarri

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Mazzarri in uno dei momenti più bui del suo periodo nerazzurro

Ovvero: del perchè Inzaghi non può essere sostituito facilmente alla guida del Milan e del perchè Mancini è ancora l’allenatore giusto per l’Inter: Massarri (acronimo di Mazzarri e Sarri, accostati alle due milanesi per motivi diversi) a Milano non può spuntarla

 

Massarri: Maurizio Sarri

Massarri: Maurizio Sarri

NOBLESSE OBLIGE – Essere un top team, che piaccia o meno, non è una qualifica che si perde facilmente e si può far pesare per anni. Milan ed Inter lo sono sicuramente state, possono tornare in alto, ma in questo momento di transizione l’ultima cosa che si può perdere è la faccia. E’ come essere ad un party esclusivo: non ci si può presentare in tuta, tanto per intenderci. E l’abito della festa nel calcio è dato da mille cose: uno stadio famoso, progetti ambiziosi, campioni in rosa (che non mancano ad entrambe), ma, fondamentale nell’immagine, un allenatore simbolo.

LE DIFFERENZE – Non tutti possono fare gli allenatori di una grande squadra, e non è valutazione di competenze, è questione, razzisticamente parlando, di sangue. Una grande squadra non può permettersi, per questione d’immagine, di prendere l’allenatore che vola con le squadre “basse” perché corre il rischio che faccia giocare l’Inter come la Reggiana e il Milan come l’Empoli: con tutto il rispetto per Reggiana ed Empoli, non attirerebbero mai i milioni di investimenti che hanno finora attirato le due milanesi. Magari ce la faranno, nei prossimi anni l’Empoli andrà in Champions League con Valdifiori (ah no, è promesso al Napoli), Rugani (ah no, torna alla Juventus), ma nel calcio, purtroppo, nessuno sceglie di investire ed aspettare, non più.

VALORI AL MERCATO – Che Milan e Inter siano state le regine del mercato invernale nessuno lo nega: ma non lo sarebbero state con Massarri in panchina. E’ e resta una questione di immagine, perché una banca preferisce prestare soldi a chi mostra di averli già, non a chi mantiene un low profile economico. Per la precisione, Inzaghi è il simbolo della scelta di Berlusconi di affidare il Milan ai milanisti, una sorta di esclusivismo che nell’immagine paga; Mancini ha un’immagine che paga da sola, al netto dei risultati, e che fa passare molte critiche in cavalleria. Bene o male è un modo per tenere botta, e per spizzicare nobiltà in tmpi di crisi. E’ forse poco, ma è fondamentale. Per Massarri ci sarà il tempo, ma certi divari devono ancora essere colmati

Polemico, pedante, pignolo, poco fedele al suo nome (la modestia è dannosa se sei consapevole dei tuoi limiti) ma molto al suo cognome ( piccolo bandito, che fugge dai recinti dell'informazione a un coro solo). Perché leggermi? Perché sono chiaro, informato e motivo precisamente ogni mia opinione

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