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Made in Italy: Tevez è diventato un campione

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Tevez umilia il Borussia

La parola chiave è “sregolatezza”. Laddove non si segue alla lettera una regola, è il genio a fare la differenza. Il termine può avere accezioni nobili o meno nobili. Nel caso di Tevez, la sregolatezza è sempre stata una filosofia esistenziale, un po’ come per tutti gli artisti. Ora è cresciuto, ma la parola chiave è sempre la stessa. Il fuoriclasse sregolato dei tempi di Manchester, bizzoso e ingestibile, è diventato un campione assoluto all’ombra della Mole. La prestazione offerta a Dortmund, da dieci in pagella, lo dimostra. Tevez è sempre sregolato, ma ora ha capacità di riscrivere le regole ottimizzando le enormi risorse a disposizione. La differenza non è da poco.

Tevez, doppietta a Dortmund

Tevez conquista Dortmund

LA SREGOLATEZZA NON È L’UNICA REGOLA – Che fosse un fuoriclasse in grado di decidere le partite era noto a tempo, eppure gli era sempre mancato qualcosa per ottenere la qualifica da campione. Gli atteggiamenti da primadonna ed il carattere difficile ne facevano un fattore in più, non certo un leader. L’unica regola era il caos. Un caos artistico e geniale, ma la classe, da sola, non è sufficiente per assurgere all’altare di Eupalla. E poi c’era lo spettro europeo. Tevez, a suo agio in campionato, non riusciva a fare la differenza nei massimi palcoscenici. Ora tutto è cambiato. L’approdo in Italia, la cura Conte ed il trattamento Allegri ne hanno fatto un campione assoluto, ortodosso nel rispetto delle regole più elementari di uno sportivo (la preparazione fisica, l’ordine tattico ed una mentalità vincente) e sregolato nel riscrivere le leggi del calcio con la classe dei grandi numeri dieci. Ieri il  Westfalenstadion ha ammirato la massima espressione di Carlos Tevez: mai tanto ordinato, mai tanto decisivo.

UN TANGO CON LA VECCHIA SIGNORA – Il furore agonistico dell’argentino passionale si è unito al rigore degli schemi italiani. Conte ne aveva fatto uno sportivo vincente, Allegri l’ha inserito perfettamente in uno scacchiere dal respiro europeo. Tevez, il tanghèro solitario, ha offerto la mano alla Vecchia Signora, dando vita ad un passo a due elegantissimo ed efficace nel perseguimento degli obiettivi. Sregolato nel rompere gli schemi nel modo migliore, vincente nel colpire a morte gli avversari con la solita imprevedibilità, campione nel conquistare il palcoscenico che fu di Baggio e Del Piero. Tevez ha capito cos’è il calcio a 31 anni: non è mai troppo tardi.

@antoniocasu_

Inseguo il sogno di diventare giornalista dal 1989, anno in cui sono nato. Appassionato di ciclismo e calcio, mi impegno per raccontare il mondo dello sport da un punto di vista particolare, un po' eclettico, un po' folle.

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