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Mazzarri da la colpa alla spending review, ma la realtà è un’altra…
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6 anni fa|

Il giorno dopo l’uscita dell’intervista rilasciata da Walter Mazzarri ad un giornale giapponese si riaccende il conflitto tra mazzarriani e manciniani: il tecnico toscano si è sfogato a 360 gradi, lamentandosi anche del mercato non all’altezza delle sue richieste e della scarsa fiducia che è culminata nell’esonero, a suo dire immeritato. Lasciando perdere le dichiarazioni sul gioco espresso dalla squadra (stendiamo un velo pietoso), è significativo invece soffermarsi sul discorso della rosa e del calciomercato. Mazzarri si lamenta di aver trovato una squadra a fine ciclo (e fin qui niente da obiettare) e di non essere stato accontentato sul mercato per il suo progetto di 4-3-2-1: i difensori del tecnico toscano affermano che se si fosse fatto un mercato di livello – “come quello che ha ricevuto Mancini” – l’ex Napoli avrebbe potuto raggiungere i traguardi prefissati ad inizio stagione. Si tratterebbe insomma di una sorta di discriminazione, ma la realtà non è così…
CONTI IN TASCA ALL’INTER MAZZARRIANA – Mazzarri arriva all’Inter nell’estate del 2013, nel post debacle di stramaccioniana memoria (nono posto e tanti infortuni). Il mercato porta – senza guardare gli svincolati Botta, Campagnaro e Andreolli – tanti giovani: arrivano ad Appiano Gentile Icardi, Belfodil, Laxalt, Wallace e Taider, con l’aggiunta del prestito di Rolando. Ad eccezione di Maurito, il cui acquisto si era di fatto concluso quando ancora Stramaccioni sedeva sulla panchina nerazzurra, tutti gli altri acquisti sono stati più o meno espressamente richiesti da Mazzarri: ebbene, nonostante la spesa complessiva di quasi 30 milioni, i nerazzurri non si sono rinforzati quasi per nulla. Nessuno degli acquisti voluti dal tecnico toscano ha infatti inciso e si è meritato la riconferma. Il mercato di gennaio 2014 è – guardandolo a posteriori – da incubo. Ad eccezione del buon arrivo di D’Ambrosio (pagato comunque due milioni più la comproprietà di Benassi nonostante il contratto in scadenza a giugno), la sessione invernale è stata caratterizzata dal delirante quasi scambio Guarin-Vucinic bloccato solamente dalla rivolta del popolo nerazzurro. Anche il “grande colpo” Hernanes, voluto fortemente da Mazzarri, si è rivelato un mezzo flop da 20 milioni: il totale di spesa si aggira intorno ai 22 milioni, a cui però vanno aggiunti la perdita della metà del cartellino di un giovane promettente come Benassi e il contraccolpo psicologico subito da Guarin per la surreale vicenda di cui è stato protagonista. A giugno l’unico acquisto azzeccato è stato probabilmente quello di Medel che, nel suo piccolo, sta confermando le qualità mostrate anche al Mondiale in Brasile. Si possono considerare tra i flop invece gli arrivi di Osvaldo (flop caratteriale e non tecnico), di Dodò (troppo acerbo e pagato troppo), M’Vila (mai in forma). La previsione di spesa del mercato estivo 2014 era sui 35 milioni, ridotta a 20 dai tagli di Osvaldo e M’Vila operati da Mancini. Il totale della spesa operata dall’Inter per accontentare Mazzarri sarebbe stato quindi di quasi 90 milioni in un anno e mezzo, ridotto a 75 da Mancini.
CONTI IN TASCA ALL’INTER MANCINIANA – Roberto Mancini è stato protagonista di una sola sessione di mercato in questa sua seconda esperienza all’Inter: a gennaio sono arrivati quattro giocatori – Shaqiri, Brozovic, Santon e Podolski – e tutti in prestito, con una previsione di spesa intorno ai 25 milioni. Non è corretto quindi dire che Mancini è stato accontentato più di Mazzarri, in quanto i soldi spesi nelle singole sessioni sono sempre gli stessi, se non di meno. La grande differenza sta nel calibro dei giocatori che hanno accettato la scommessa propostagli dal tecnico jesino e nell’impatto importante che almeno tre – Santon, Brozovic e Shaqiri – hanno avuto sul mondo Inter. Stessi soldi spesi, diverso calibro e impatto nella squadra: tutto ciò è da ricondurre alla capacità di Mancini nell’operare sul mercato in collaborazione con Ausilio, andando a pescare gli “scontenti di lusso” e le giovani promesse di livello.
Mazzarri si è quindi cimentato un’ultima volta nell’arte che gli è riuscita meglio negli ultimi tempi di Inter: quella dell’arrampicarsi sugli specchi. Ha dichiarato di aver chiesto Jovetic, Lamela e Luiz Gustavo (100 milioni di spesa complessiva), ma Mancini gli ha dimostrato che bastava molto meno per migliorare la rosa nerazzurra.
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