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Torino e il “salto del Quaglia”: a Udine il ritorno in doppia cifra
Lasciare una parte di Torino per tornare nell’altra, quella granata, e ritrovarsi. Su Fabio Quagliarella qualcuno ha smesso di scommetterci troppo presto. L’uomo che stava incredibilmente salvando i Mondiali 2010 in Sudafrica aveva ancora qualcosa da dire sui nostri campi di Serie A. Col linguaggio del corpo, tecnico ed elegante, ma soprattutto con quello del gol, capace ancora di far scaldare e sognare i beniamini della propria squadra. I tifosi “fortunati” in questione sono quelli del Toro, che dopo un opaco avvio di stagione (condito di poche vittorie e rigori sbagliati) sembrano tornati indietro di oltre 20 anni. Quagliarella, invece, all’era pre Juventus. Contro l’Udinese non è arrivata la vittoria ma la decima rete in campionato, e potevano essere undici se la splendida volèe di destro non si stampasse sul palo interno.
SOLO GOL D’AUTORE – Con cinque reti già segnate in questo girone di ritorno, e ancora dodici incontri da disputare, è buono per il bomber di Castellammare di Stabia non porsi limiti. Il record personale in Serie A è di 13 centri, risalente alla stagione 2006/07 con la maglia della Sampdoria: anno dove tutta la serie A iniziò ad ammirare i “gol da Quagliarella”. Non esiste distanza, coefficiente di difficoltà: se vuole, è in grado di segnare da qualsiasi posizione per buona pace dei portieri che, magari, maledicono quel centimetro in più fuori posizione. Il biennio a Udine, nelle due stagioni successive, ha sancito la coppia-gol Quaglia-Di Natale come la più bella e spettacolare di tutto il campionato. L’attaccante segnerà, raggiungerà di nuovo il suo personale bottino record di gol in una singola stagione, ma a 26 anni sarà la sua Napoli a dargli l’occasione di una vita. Sotto il Vesuvio raggiunge forse il suo habitat perfetto: stacca a giugno il biglietto per il Mondiale sudafricano, dove malgrado il poco spazio concessogli diventa protagonista, e alla fine di quella sessione estiva di mercato il passaggio a sorpresa alla Juventus. Una scelta che la storia dirà esser stata azzardata.
CUORE GRANATA – Il fallimento in una big del calcio italiano, con i 30 anni ormai messi sulle spalle, sembra la ghigliottina finale sulla propria carriera. Ma il talento non muore mai. E il Torino, club dov’è cresciuto, lo sa sin dai tempi delle giovanili, da quel maggio del 2000, data del suo esordio in serie A. I granata scenderanno in B diverse volte, ma torneranno nel massimo Campionato per rivivere i fasti di qualche anno fa. E tornerà anche lui. La parte da protagonista gli spetta di diritto. In una squadra, ora matura, che può dire ancora tanto da qui a giugno. E parlerà per bocca, anzi per piede, del buon Fabio.
Manlio Mattaccini