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I cinque passi falsi di Tommaso Giulini
Normalmente, quando una squadra affonda, le responsabilità sono a carico di più persone. Gli errori si accumulano ed una crisi si trasforma in un naufragio tecnico. Normalmente. Tuttavia, esistono dei casi in cui le responsabilità sono da imputare principalmente ad una persona. Puntare il dito verso qualcuno è spesso ingeneroso e scarsamente elegante, ma la realtà dei fatti porta a farlo. È il caso di Tommaso Giulini, patron del Cagliari, protagonista numero uno della stagione fallimentare dei sardi, sempre più vicini alla Serie B. Il presidente più giovane del massimo campionato italiano ha fatto cinque passi falsi gravissimi, decisivi per giustificare l’attuale terzultimo posto. L’esonero di Zola e l’avvio della seconda era Zeman ne sono l’ennesima dimostrazione.
1) AFFIDARE IL CAGLIARI A ZEMAN, MA SENZA SAPERLO – Nel momento in cui si punta su un allenatore come Zdenek Zeman, affidargli in toto le chiavi del calciomercato è un obbligo. Il tecnico boemo ha idee chiare ed una proposta di gioco talmente particolare da rendere imprescindibile la necessità di concedergli una rosa con caratteristiche precise. Giulini non l’ha fatto (giocatori come Cragno, Cossu e Ibarbo – giusto per fare qualche esempio – hanno poco di zemaniano) ed il primo a pagarne le conseguenze è stato lo stesso Zeman. I grandi allenatori sono capaci di ottimizzare le risorse a disposizione, è innegabile, ma il tecnico di Praga è un caso a parte, più unico che raro.
2) ESONERARE ZEMAN – Perché? La risposta è qui.
3) AFFIDARE IL CAGLIARI A ZOLA – Una squadra in crisi, in lotta per non retrocedere, ha bisogno di una capitano esperto e col piglio da leader carismatico, portatore di un’idea di gioco ordinata ed arrembante. Gianfranco Zola, pur essendo stato un grande campione in campo, non ha nessuna di queste caratteristiche. Il confine che ha separato gli slogan da conferenza stampa (“Mi ispiro a Zeman”) dalla realtà del campo (una squadra spenta e più attenta a difendere che ad attaccare, lontanissima dalle logiche zemaniane) è ampio. Nel calcio servono anche coraggio ed esperienza. Un progetto vive di continuità.
4) LA ROSA NON È COMPLETA – È un ritornello che i tifosi del Cagliari intonano in coro: “Manca la punta”. Il mercato di gennaio è stato positivo e ha permesso alla rosa di crescere, sia in quantità che in qualità, ma non ha portato in dote un attaccante esperto, capace di trascinare la squadra nei momenti più difficili, fondamentale se si lotta per la salvezza. La freschezza di Cop e Longo non è sufficiente.
5) RIAFFIDARE IL CAGLIARI A ZEMAN – Una dichiarazione d’amore, poi l’esonero ed infine il riaffido. Giulini non credeva più in Zeman, eppure l’ha richiamato. Invece che dare continuità al progetto, ha preferito affidarsi alla guida inesperta di un allenatore radicalmente opposto al boemo. Zeman ha bisogno di lavorare giorno per giorno e tempo per sbagliare. Non gli è stato concesso, perché tornare indietro? La rosa dovrà riabituarsi in pochi giorni alle sue idee ed i nuovi dovranno conoscerlo. Il rush finale del campionato incombe ed il Cagliari torna al punto di partenza per la terza volta. Zemanlandia cresce nel tempo, non da un giorno all’altro, un po’ come i presidenti di A. Quelli veri.
@antoniocasu_