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Milan, sei sicuro che il problema sia l’attacco?
Torres, Pazzini, Destro, Menez, El Shaarawy, Honda, Cerci e Niang: questi i nomi dei (tantissimi!) attaccanti che si sono alternati nel vorticoso e chiacchierato reparto offensivo rossonero; tanti, troppi, questo bisogna dirlo. Per settimane si è parlato dei viaggi di Galliani, del Menez versione “falso nueve”, delle motivazioni di Cerci, delle difficoltà in panchina di un altro attaccante come Superpippo, tuttavia ci si dimentica come sempre che è la somma che fa il totale e dell’importanza degli altri due reparti che potranno anche essere meno sexy, ma rimangono comunque fondamentali per la conquista di trofei, vittorie e del minimo sindacale, ovvero il rispetto dei propri tifosi.
POCO EQUILIBRIO – E’ palese che al Milan manca qualcosa dietro: la manovra è lenta e macchinosa, a centrocampo i muscoli e il leggendario agonismo di Nigel De Jong da una parte e la classe a rallenty di Montolivo dall’altra non si sposano affatto, per non parlare di Muntari che sarebbe in grado di scalpellare anche il capolavoro più elaborato, coadiuvato da un Poli piuttosto confusionario e da un Bonaventura buono come il pane, ma non abbastanza; retrocedendo ulteriormente va detto che in difesa qualcosa è stato fatto con le acquisizioni di Paletta, Bocchetti e Antonelli, elementi di sicuro valore, però il problema intrinseco della retroguardia milanese è talmente ramificato e complesso che l’inserimento di nuove variabili potrebbe averlo addirittura peggiorato, basti sapere che è bastata una sponda semi-disperata di Gomez per mandare in porta Lopez e a casa (probabilmente) Inzaghi.
Parlare di tridenti, arieti e altri armamenti medievali potrà essere bello, ma sicuramente non utile se si vogliono risolvere le difficoltà di una squadra in rottura prolungata da quasi 3 mesi. Si potrebbe ragionare sulle cause che hanno portato alla composizione di questo gruppo, cause che sono sotto gli occhi di tutti e che hanno a che fare soprattutto con la personalità “difficilmente riassumibile” del più vulcanico dei patron e dei suoi fidi collaboratori, per altro vicini alla progressiva cessione del club a meno di ennesime smentite. Insomma, il Milan è un enorme pasticcio, a tutte le latitudini, e sicuramente l’attacco avrà anche qualche colpa, se ne potrebbe ricavare una comoda barzelletta che vedrebbe coinvolti un francese discontinuo, un italiano demoralizzato e un giapponese un po’ vanitoso, però sarebbe bene ragionare con calma, dare equilibrio prima di tutto alla società e poi alla squadra in sede di calciomercato e soprattutto con la scelta di un tecnico di spessore, rinnovarla dalle sue fondamenta, ma evidentemente se è facile a dirsi…
Jacopo Bertone (@JackSpartan92)