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Non è un paese per top player: il lento declino della Serie A è arrivato all’apice

MILANO, 6 AGOSTO – C’era una volta la Serie A, ovvero il campionato più bello e difficile del mondo. Guardava dall’alto in basso tutti i competitors stranieri forte del suo appeal irresistibile, di quel fascino atavico che le permetteva di accaparrarsi tutte le stelle del firmamento calcistico mondiale: i migliori venivano a giocare da noi, sempre e comunque. Fino alla stagione 2005\2006 tutto filava a meraviglia, poi arrivò il marasma Calciopoli a sconquassare l’ambiente. E la favola della più bella del reame si trasformò improvvisamente in un film horror. Proprio nell’estate 2006 – quella che ci consacrò campioni del mondo nella notte di Berlino – cominciò il lento ed inesorabile declino della Serie A, culminato una manciata di giorni fa con le partenze di Ibrahimovic e Thiago Silva. La cara, bella e vecchia Italia non è un paese per top player. O almeno, non più.
LA FUGA DEI GIOIELLI – La debacle del Belpaese pallonaro non è stata rapida ed indolore. Nell’annus horribilis di Calciopoli ad aprire le danze fu Shevchenko, che abbandonò Milano ed il Milan per abbracciare il progetto del Chelsea di Paperon Abramovich. Nel frattempo la Juve sprofondava in Serie B ed al grido di “Si salvi chi può” un folto nugolo di campioni lasciava il nostro torneo in balia delle onde: Cannavaro ed Emerson sbarcavano al Real Madrid con mr.Capello, Zambrotta e Thuram in quel di Barcellona. La fuga dei gioielli era appena cominciata. E per la Serie A si profilava l’inizio della fine.
L’ILLUSIONE DELLA RINASCITA – Nella stagione successiva perdevamo anche il centravanti più forte ed in voga del momento, Luca Toni: per lui contratto multimilionario al Bayern Monaco, in quella Bundesliga che ormai ci tallonava pericolosamente a livello di ranking europeo. Nessun’altra cessione pesante però: le nostre big resistevano orgogliosamente agli assalti esteri per i Kakà ed i Buffon. L’illusione della rinascita per il derelitto calcio italiano si consuma nell’estate del 2008. E’ storia recente, ma sembrano passati secoli: il Milan compra un paio di astri nascenti dell’Arsenal – Senderos e Flamini – riporta a casa il figliol prodigo Shevchenko e presenta in pompa magna niente meno che Ronaldinho, acquistato a peso d’oro dal Barcellona. L’Inter non vuole essere da meno e risponde con un acquisto top: Moratti si assicura il fenomeno della panchina Josè Mourinho, che porta in dote Ricardo Quaresma. Ventata di aria fresca per la Serie A, con il Genoa che scommette sull’accoppiata Thiago Motta-Milito e la Roma che cala il tris formato da Juan, Riise e Julio Baptista. Sull’altra sponda del Tevere arriva Zarate, e i tifosi della Lazio sognano. Il trend sembrerebbe essersi nuovamente invertito a nostro favore: nessuna cessione di rilievo, tanti giocatori importanti provenienti dall’estero approdati nel nostro campionato. Ed i più ottimisti già si affrettano a dire: siamo tornati quelli di un tempo.
GLI ANNI DELLA RIVOLUZIONE – Non c’è nemmeno il tempo di convincersi che il peggio sia davvero passato, perchè nel 2009\2010 la Serie A si vede privata delle sue due principali star: Kakà passa al Real Madrid per 65 milioni di euro, poco dopo scappa anche Ibrahimovic che si trasferisce al Barcellona. L’Inter incassa 50 milioni cash ed il cartellino di Eto’ò: a detta di molti l’affare del secolo. E’ l’inizio della rivoluzione, perchè assieme al camerunense Mourinho accoglie altri due campionissimi come Lucio e Sneijder: i tre saranno assieme a Diego Milito i grandi protagonisti del celeberrimo Triplete. Il Milan da par suo si consola con Huntelaar, mentre la Juve batte finalmente un colpo, e che colpo. Per 24 milioni di euro dal Werder Brema arriva Diego, ovvero uno dei fantasisti più forti del mondo. Insomma, proprio quando sembrava arrivato il momento di crollare definitivamente nel baratro calcistico, la Serie A si rialza con acquisti di tutto rispetto. Ma è soltanto un’illusione. L’ennesima.
DA BALO AD ETO’O: BYE BYE ITALY – Il Triplete dell’Inter ci restituisce lustro a livello internazionale, ma subito dopo l’abbuffata di trionfi Moratti deve fare i conti con una partenza importantissima, probabilmente la più importante in assoluto: Josè Mourinho vince, saluta, e se ne va al Real Madrid. Al suo posto arriva un altro allenatore di caratura mondiale come Benitez – licenziato poi a dicembre per divergenze con la dirigenza nonostante avesse vinto Supercoppa Italiana e Mondiale per Club – ma nel frattempo la Serie A si vede privata di un altro pezzo pregiatissimo. Mario Balotelli va al Manchester City per 27 milioni di euro e non viene rimpiazzato degnamente: un trend ormai dominante nell’Italia del calcio che cola a picco. Il Milan prova ad invertirlo ed in una giornata memorabile sotto il profilo calciomercato prende sia Zlatan Ibrahimovic che Robinho: ed infatti i rossoneri vinceranno a mani basse lo Scudetto. La Juve stupisce con l’acquisto di Milos Krasic, che nella prima parte di stagione fa letteralmente impazzire le difese avversarie: poi cala, soprattutto a livello psicologico. Il crollo definitivo arriva nella stagione 2011\2012. Vanno via fior di campioni: Alexis Sanchez passa al Barcellona, Javier Pastore al Psg e Samuel Eto’ò si trasferisce addirittura nella fredda e ricca Russia, all’Anzhi. Tra gli innesti degni di nota soltanto quell’Arturo Vidal che farà le fortune della Juventus campione d’Italia. Un’Italia sempre più derelitta.
LAVEZZI, IBRA, THIAGO SILVA: TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE. A PARIGI – Arriviamo quindi ai giorni nostri, che fanno registrare altre tre pesantissime partenze da quello che un tempo era considerato il campionato più importante e spettacolare del mondo. Tutti insieme appassionatamente, tutti a Parigi alla corte di Leonardo ed Ancelotti che grazie ai soldi dello sceicco Al-Thani possono permettersi acquisti faraonici a cifre folli. Ed allora ecco che Lavezzi lascia Napoli per 30 milioni, seguito dalla coppia Ibrahimovic-Thiago Silva: per il pacchetto completo il Psg stacca un assegno da 65 milioni, con tanti saluti al Milan ed ai suoi tifosi in preda alla disperazione sportiva.
QUALE FUTURO? – Insomma, il nostro campionato dopo anni di tribolazioni sembrerebbe essere arrivato all’inesorabile e definitivo declino. La domanda è: la Serie A può ancora avere un futuro degno del suo blasone? Difficile, molto difficile. Sceicchi e multimilionari da noi non investono, e le nostre autarchiche società sembrano avere qualcosa in meno a livello di programmazione rispetto a quelle dei primi anni’90. Eccezion fatta per la Juventus, che con lo stadio di proprietà ha di fatto cambiato marcia rispetto alle sue “arretrate” sorelle – ed i risultati cominciano a vedersi – non pare esserci un progetto realmente degno di nota. Le realtà più interessanti sono quelle di Roma e Napoli, mentre per le milanesi sembrerebbero prospettarsi tempi duri. Intanto di top player veri in Italia ce ne sono sempre meno: Cavani, Sneijder, Pirlo, Marchisio, Vidal, Chiellini, Buffon, De Rossi, Boateng, Pato e pochissimi altri. Fanno ben sperare i romanisti Pjanic e Lamela, ma da qua a definirli top player ancora ce ne passa. Attendendo Van Persie e Lucas, in orbita Juve-Inter, l’Italia del calcio si guarda allo specchio e si scopre per la prima volta brutta, brutta come non era mai stata. Ma si sa, è proprio nelle difficoltà che di solito tiriamo fuori il meglio di noi stessi. Ed allora speriamo che questo sia soltanto un brutto incubo. Chissà, magari ci risvegliamo sul tetto d’Europa…
A cura di Vincenzo Galdieri
