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Chi sono gli undici titolari del Cagliari?
Martedì 3 marzo. La Serie A, giunta alla 25esima giornata, ha fin qui emesso pochi verdetti, ma la classifica inizia a delinearsi con chiarezza. Uno dei responsi del campo è la crisi del Cagliari, al momento una delle tre candidate principali alla retrocessione nella serie cadetta. Lo dicono i numeri, cinici e impietosi, e soprattutto il gioco mostrato dai sardi nelle ultime uscite. Inesistente. A questo si aggiungono le insicurezze tecnico-tattiche di Gianfranco Zola, che non ha ancora individuato un undici titolare affidabile. Si ricordi la data odierna: è il 3 marzo. Il campionato si concluderà tra due mesi. Una delle tante cause della crisi dei rossoblù è da individuare in questo senso.
SENZA CARDINI – I punti di riferimento imprescindibili del calcio a cinque sono principalmente tre: un portiere, un perno centrale che imposti il gioco ed una punta. Nel calcio a undici le dinamiche che si sviluppano in campo sono molto diverse, è ovvio, ma la necessità dei tre cardini è la medesima. Il Cagliari ha le idee chiare solamente in un ruolo su tre: il portiere. Il serbo Brkic è la nota più lieta del mercato di gennaio, ha tenuto in piedi la squadra a più riprese e si mostrato affidabile nel suo ruolo. Brkic è un titolare inamovibile e non potrebbe essere altrimenti. Le note dolenti si individuano nelle altre zone del campo. La regia a quattro mani del duo Conti-Crisetig non convince, sopratutto se si considera l’assenza di un titolare tra i due. In attacco il quadro è ancora più impietoso. Sau, Longo e Cop: chi è il punto di riferimento? Nessuno dei tre. Alla luce di questi elementi, il 3 marzo sembra segnare l’inizio dell’inverno, più che l’arrivo della primavera.
IL BALLO IN MASCHERA DELLE COMPARSE – Il discorso non cambia neanche per gli altri ruoli. La rivoluzione zoliana di domenica scorsa ha sorpreso tutti, compresi i giocatori. Cinque cambi rispetto alla sfida con l’Inter, difesa stravolta e attacco modificato per l’ennesima volta. Nell’arco dell’incontro, il Cagliari è passato dal 4-3-2-1 di partenza ad un 4-2-3-1 più spregiudicato, fino ad arrivare all’improbabile 3-4-3 con il quale ha chiuso il match. Essere camaleontici non sempre è un bene, specie se non si hanno le idee chiare. E Zola non le ha. Affidarsi ai lampi di luce di Donsah ed Ekdal (loro sì, unici punti di riferimento), le fiammate di M’Poku e la fisicità di Rossettini non è sufficiente: una squadra che vuole salvarsi necessita di stabilità ed un’identità tecnico-tattica precisa. Arrivati al 3 marzo, dopo sette mesi di esperimenti e cambi in panchina, campagne acquisti che hanno mutato la rosa e svariati moduli utilizzati, il Cagliari non sa chi è e su chi può puntare. Il terzultimo posto è tutto, meno che un caso.
@antoniocasu_