Focus
Il Cagliari traballa sulle punte
In fondo il gioco del calcio è semplice. Lasciando da parte gli arzigogolanti dettami tattici dei profeti del pallone, gli obiettivi sono due: prendere pochi gol e, sopratutto, farne uno in più degli avversari. Il Cagliari ha risolto in minima parte il primo problema affidandosi ad un allenatore meno spregiudicato (da Zeman a Zola il passo è lunghissimo) ed un portiere esperto ed affidabile (Brkic, più pronto del promettente Cragno), ma non il secondo. Una volta che si presentano al cospetto dell’ultimo baluardo nemico, i rossoblù non riescono ad infliggere il colpo del ko. Non è tanto una questione di media gol, quanto di cinismo nei momenti chiave dell’incontro.
ELOGIO DELLA MALIZIA – Il match con l’Inter è una dimostrazione chiara della tesi. Sopratutto nel corso del secondo tempo, il Cagliari ha attaccato e messo in difficoltà a più riprese la fragile difesa nerazzurra, ha tirato tredici volte (di cui cinque in porta), ma ne ha messo a segno solo uno (con la sfortunata complicità di Carrizo). Nel momento del massimo sforzo, i sardi hanno avuto diverse occasioni per riaprire l’incontro, ma hanno pagato a caro prezzo la mira storta di Cossu e Cop. Risultato finale? L’ennesima sconfitta. Meritata, sia chiaro, eppure non mancano i rimpianti. Il Cagliari, in bilico perenne tra mille se e ma, traballa sulle punte. I migliori marcatori, al momento, sono Sau (a secco in campionato da quasi un girone) ed Ekdal, fermi a quattro reti. Troppo poco per una squadra che vuole salvarsi. Samuele Longo, sbloccatosi lunedì (seppure non per le statistiche ufficiali), ha atteso 23 giornate per mettere a segno la prima rete in A, mentre Cop ha dimostrato di non essere ancora pronto per il nostro campionato. La qualità non manca, ma la malizia di un attaccante esperto sì.
TRABALLA(I)! – Laddove non arriva il cinismo degli attaccanti, può supplire un’idea di gioco chiara e coraggiosa. Zdenek Zeman, nonostante avesse dovuto fare i conti con dei cecchini dalla vista annebbiata, era riuscito ad ottenere una media gol di 1,9 a partita, più che dignitosa per una squadra terzultima in classifica. Il gioco espresso faceva la differenza, almeno in questo senso. Non per forza è una soluzione per salvarsi (nel calcio serve anche una buona dose di equilibrio tra le potenzialità della rosa e le idee tattiche), ma se si considerano i dati degli attaccanti del Cagliari, è un’opzione da non escludere. L’edizione di ieri de “L’Unione Sarda” ha riportato la possibilità che Giulini possa richiamare il boemo in caso di sconfitta con l’Hellas. Se l’ipotesi si concretizzasse, Zola diventerebbe il capro espiatorio ideale (così come lo stesso Zeman a dicembre) per giustificare la campagna acquisti di gennaio, per molti versi positiva, ma carente nella ricerca del bomber risolutore. Ad inizio stagione si pensava a chistionai pagu e traballai meda (parlare poco e lavorare molto), ora invece si traballa (in questo caso la lingua sarda non c’entra nulla) e basta. Manca un attaccante esperto in rosa e si nasconde la luna dietro ad un dito puntando l’obiettivo sugli allenatori. Il gioco del calcio è semplice, scaricare le responsabilità sugli altri lo è ancora di più.
@antoniocasu_