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Verso Juve-Milan: Tevez e Menez, la sfida dei bomber

A dividere Tevez e Menez c’è ben più di due misere consonanti: leadership, palmarès, età, squadra e chi più ne ha più ne metta, però li accomuna quella follia che in passato li rendeva indigesti a molti e che ora hanno abbandonato trasformandosi in uomini decisivi da una parte per la Juventus e dall’altra per il Milan; la partita di sabato li vedrà affrontarsi per la seconda volta in carriera, ecco la nostra analisi.
IN PRIMO PIANO – Sarà soprattutto il duello tra il primo e il secondo occupante della classifica cannonieri, 13 goal per il compatto argentino, 12 per il leggiadro francese, anche se va detto che il bottino dell’ex Roma è “gonfiato” da ben 6 rigori, quattro in più del suo avversario. Al suo arrivo a Torino, Tevez si calò perfettamente nella realtà bianconera senza stravolgerla dal punto di vista tattico, ma anzi aggiungendo ulteriore carburante al motore (rigorosamente assemblato a Mirafiori) della squadra di Andrea Agnelli, prima stupita e successivamente trasportata dalla grinta di Carlitos; Menez, invece, ha rivoluzionato questo Milan offrendo ad Inzaghi la possibilità di giocare col celeberrimo “falso nueve“, il ruolo ideale per Jeremy dal momento che ne premia la falcata, il talento e quella vena realizzativa che era sconosciuta al pubblico italiano. Entrambi non disdegnano le giocate da capogiro come quelle con cui nel girone d’andata hanno trafitto il Parma, sfortunato sparring partner di questi novelli Harlem Globetrotters, anche se la prorompente concretezza dell’ex West Ham lo fa tutto sommato preferire rispetto all’ancora troppo estemporaneo ragazzo da Longjumeau, del resto l’esperienza internazionale e il background culturale sono infinitamente differenti.
LE CORNICI – Ci si dimentica troppo spesso dell’importanza dei collettivi in uno sport dove in campo si scende 22, non in coppia: sotto questo punto di vista Tevez è sicuramente avvantaggiato dal momento che dalla sua ha la squadra prima in classifica, da anni abituata a vincere, con campioni del calibro di Pogba, Pirlo e Vidal a coprirgli le spalle, mentre Menez, punta di diamante di una società in enorme difficoltà, ha dovuto affrontare partite in cui sostanzialmente doveva vedersela da solo contro tutti gli altri, eccezion fatta per l’irriducibile De Jong e, fin quando è stato disponibile, di Keisuke Honda. Questo solamente per ricordare quanto il beneamato contesto sia fondamentale in questo meraviglioso gioco dal momento che può semplificare oppure complicare all’inverosimile la prestazione del singolo, molto di più rispetto a quanto le analisi più banalotte ed istintive di alcuni innominabili individui potrebbero darci a vedere : questo è calcio, non tennis, non boxe, il fascino di certi duelli può affascinare le nostre fantasie per qualche fugace istante, ma nulla batte il piacere di mettersi comodi e godersi 90 minuti di virile spettacolo con il più classico dei menù fantozziani a fargli da contorno, al resto ci pensano i bomber!
Jacopo Bertone (@JackSpartan92)
