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Cinema

“La teoria del tutto”, l’equazione della vita

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La teoria del tutto
"La teoria del tutto": storia di una vita straordinaria

“La teoria del tutto”: storia di una vita straordinaria

“IL CERVELLO NON SI FERMERÁ”- Che storia straordinaria! Che film meraviglioso! Ora torniamo indietro, e iniziamo a parlarne in ordine, ma è importante, dinnanzi a tanta bellezza, iniziare dalle cose che contano davvero, che urgono e sottolinearle nella giusta misura. Quindi: che storia straordinaria! Che film meraviglioso! È il 1963 e siamo a Cambridge. Stephen Hakwing ha solo ventuno anni e sta conseguendo il dottorato in fisica in una delle università più importanti del mondo. Stephen è brillante, un genio. Stephen ha anche conosciuto da poco Jane, una giovane studentessa di Lettere, e i due si sono innamorati. Insomma, potremmo dire che Mr Hawking ha un’esistenza invidiabile. Ma sapete come funziona la vita, non è vero? Al giovane genio della fisica viene diagnosticata una rara malattia: quella del motoneurone. Per farla breve, stiamo parlando di una patologia che intacca solo i motoneuroni che sono le cellule adibite al funzionamento della muscolatura volontaria. Insomma, a Stephen vengono dati due anni di vita, nei quali perderà progressivamente la capacità di camminare, parlare, deglutire, respirare… «E il cervello?» chiede il giovane ventunenne al dottore; il medico risponde che il cervello continuerà a funzionare, ma nessuno avrà più modo di capire a cosa Stephen stia pensando. Non è andata proprio così, in barba al calcolo delle probabilità. La variabile miracolosa – colei a cui, in fondo, oltre a questa storia (il film è tratto dal libro Travelling to Infinity: My Life With Stephen di Jane Wilde Hakwing, ex moglie di Stephen) dobbiamo le grandi scoperte di Stephen – fu proprio l’amore di quella giovane studentessa di lettere che decise di non abbandonare il suo giovane innamorato al destino della sua malattia, ma di condividerlo con lui. E così il professor Hawking ha potuto regalare al mondo le sue teorie sui buchi neri, sull’origine dell’universo, sul tempo. Che coraggio quella giovane donna. Che cervello quel giovane uomo.

LA TEORIA DEL TUTTO- E se questa pellicola commuove è anche grazie alla magistrale interpretazione dei due attori protagonisti: Edward John David Redmayne (Stephen) e Felicity Rose Hadley Jones (Jane). Entrambi candidati all’Oscar (ma le nomination sono anche per Miglior film, Miglior sceneggiatura e Miglior colonna sonora – tutte con una grande ragion d’essere), entrambi meritevoli di vincerlo. C’è chi sostiene che sia gioco facile prendersi una candidatura per un ruolo simile, o che il film sia stato confezionato ad hoc per vincere la statuetta dorata. Beh, per quanto possa sembrare paradossale, giocar facile non è facile: saper scegliere la strategia migliore e più semplice richiede delle capacità non da poco. Inoltre, il ruolo di Hawking è complesso sotto ogni aspetto a partire dalla sopportazione fisica di certe posture, fino alla capacità di non scivolare nella grottesca macchietta. Gioco facile o meno, se quest’opera si aggiudicasse anche solo uno degli Oscar per i quali è nominato, sarebbe indubbiamente meritato. Perché al di là dell’elegante formula capace di spiegare ogni cosa – bramosia di ogni uomo di scienza – La teoria del tutto è anche quel contorto, commovente, perturbante sentire che si agita in ognuno di noi di fronte all’immensità della vita. Quindi, ragazzi, seguite il consiglio e andate a vedere questo capolavoro. Quella di Jane e Stephen Hawking è una storia che va conosciuta e amata. È la storia di quanto l’uomo può essere in grado di spostare i propri confini, i propri limiti, sempre un passo più in là. È la storia di quanto l’uomo può scoprire dell’universo nel quale vive e di quello che vive in lui. Andate a vedere questo bellissimo film di James March, perché è immenso. Ma l’ultimo consiglio ve lo lascio dare da Stephen. E dategli retta, lui sa bene quel che dice: «Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi».

Elisa Belotti        

"Se il mio dottore mi dicesse che mi rimangono solo sei minuti da vivere, non ci rimuginerei sopra. Batterei a macchina un po' più veloce". Vorrei potervi dire che è mia, ma mentirei. La prendo in prestito da un sognatore ebbro di fantasia, di qualche mondo fa. E poi c'è il cinema: l'eternità che ti scorre davanti agli occhi, in una fascia luminosa che rompe il buio. Di questo abbiamo da parlare.

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