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Serie A: la vittoria non è più di casa
Pubblicato
8 anni fa|
Editor
Modestino Picariello

Fattore casa: lo Juventus Stadium è l’unico che regge
Negli ultimi giorni la crisi del Milan è finita su tutti i giornali: un punto nelle ultime tre partite, ma soprattutto due sconfitte in casa contro Sassuolo e Atalanta. E se fosse parte di un fattore più ampio?
ADDIO, MIA CASA ADDIO/ LA VITTORIA SE NE VA – Spulciando un po’ i dati, si scopre che, al giro di boa del girone di andata, le vittorie in casa sono state appena una su tre (69 su 190) coi paradossi di Cagliari e Chievo capaci di vincere più in trasferta che in casa. Ai piani alti, stesso discorso tocca a Genoa e Fiorentina. Sempre più corsari, sempre meno padroni, che cosa sta accadendo? Forse un po’ di verità si nasconde nel fattore psicologico, che nasce da una debolezza intrinseca e da un generale livellamento verso il basso.
EFFETTO PIGMALIONE – Guardate un po’ il nostro calcio: nel livello medio non siamo mai stati così piccoli e così poveri a livello di “rose”. Lo sappiamo, ce ne convinciamo e ci comportiamo come tali: la famosa profezia che si autoavvera: siamo deboli ed allora giochiamo da deboli. E come gioca un debole? Difesa e contropiede, ma soprattutto contando solo sulle sue forze. E’ sparito, infatti, anche il mitico “effetto stadio” , meglio noto come “fattore casa “. Si gioca in 11, non più in 12, e il tifoso, se possibile, sparisce ancora di più dalla scena . Non basta in effetti uno spettacolo spesso inguardabile, se ci si mette anche la chiusura del piccolo sogno di migliorare le prestazioni della squadra col tifo, allora non resta davvero nulla. E le partite diventano spettacoli giocati quasi sempre in campo neutro. Da una parte finisce lentamente la violenza negli stadi di serie A, dall’altra si placa l’affezione del tifoso. E il Campionato diventa un separato in casa per più di metà del tempo. Venghino signori venghino: per il cimitero del pallone, basta passare le Alpi….
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