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Ritorno al futuro: Dalmat e Guarin, croce e delizia

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Ritorno al Futuro, Guarin come Dalmat.

Immaginate di essere dentro ad una macchina del tempo, ma il tempo stesso non c’è, si è fermato. Due storie da raccontare, due campioni dello sport a confronto, il passato ed il presente si uniscono in un unico racconto. Tutto questo, e molto altro, in “Ritorno al futuro”, la nuova rubrica del mercoledì di SportCafe24.

Ci sono giocatori capaci di emozionare indistintamente tutti i tifosi, di qualsiasi squadra. Per cuore, talento, voglia e agonismo, ricevono apprezzamenti da ogni dove, e invidia da parte di chi non può vederli ogni domenica con indosso la maglia della propria squadra preferita. Poi ce ne sono altri, a cui il destino ha donato capacità tecniche e fisiche notevoli, ma accompagnate da una assoluta incapacità nel farle valere di partita in partita sul rettangolo di gioco. Svagati, privi di concentrarsi per più di qualche minuto sul match o semplicemente pigri, questi calciatori sono la croce e delizia del pubblico, il quale si spella le mani se sono in giornata, o si spazientisce all’ennesimo pallone sbagliato. Non a caso, due dei giocatori che meglio incarnano (o hanno incarnato) questa particolare attitudine sono transitati nell’Inter, squadra femmina – e pertanto umorale e incostante – per eccellenza. Pazza l’Inter e pazzi i suoi giocatori. A volte artisti, altre volte, semplicemente, tristi.

Stephane Dalmat ai tempi dell'Inter.

Stephane Dalmat ai tempi dell’Inter

I DOLORI DEL GIOVANE STEPHANE – Che ruolo aveva Stephane Dalmat? La risposta a questa domanda è tutt’altro che semplice. Troppo lento per fare l’esterno, troppo pigro per fare il mediano. Il trequartista forse? Si, può darsi, ma nell’Era di Cuper e del suo 4-4-2 d’ordinanza, i giocatori di talento o si adattavano a esibirsi fuori ruolo (come Recoba) oppure semplicemente andavano a fare le fortune di altri (vedi Seedorf). Dalmat è rimasto, e con lui un enigma tattico senza pace. In 3 anni di nerazzurro, il francese avrà corso sì e no una decina di km. Elegante, non c’è che dire, ma di una leggiadria fine a se stessa. I passaggi consegnati tra i piedi degli avversari non si contano, ma si sa, dalle nuvole è difficile scorgere una maglia o l’altra. Ogni tanto un lampo di genio, una sassata spaventosa nel sette o un tiro a giro spiazzante, e poi via, tutti di nuovo nell’anonimato. Sempre con la faccia triste che lo ha accompagnato per tutta la carriera, finita prestissimo. Del resto, se correre era faticoso a 20 anni, figuriamoci a 30.

TIRALA ANCORA, FREDY – Dal punto di vista atletico e mentale Fredy Guarin è l’esatto opposto di Dalmat. Il transalpino era compassato, il colombiano corre anche troppo. Guarin riesce nell’incredibile numero di giocare lasciando il cervello negli spogliatoi, una roba non da pochi. In comune con l’ex nerazzurro ha l’incollocabilità tattica. Non può fare il mediano perchè non ha senso della posizione, sulla trequarti calcia ogni cosa gli passi tra i piedi (spesso in curva) e sull’esterno ingaggerebbe sfide 1 contro 1 di continuo, che nemmeno i 14enni col motorino nuovo. Ogni allenatore però crede in lui, perchè? Perchè Fredy è uno che ci prova sempre, che non si scompone di fronte alle critiche (con conseguenti valanghe di fischi) e che, gira che ti rigira, prima o poi la palla buona te la mette. Certo, la continuità lasciamola agli altri, ma è difficile sotto sotto non voler bene a questa scheggia impazzita. Del resto, pazza la squadra e pazzi i giocatori, non crederete mica che i tifosi siano normali?

Venticinquenne milanese, amante dello Sport con la passione per la scrittura. Coordinatore per SportCafe24, responsabile della sezione Basket. Neolaureato in Comunicazione e Psicologia.

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