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Duello per la Beneamata (forse no): l’Osvaldo Furioso e l’Icardi Innamorato

Ottancinquesimo minuto di un infuocato Juventus-Inter. Mauro Icardi riceve il pallone a centrocampo e ha due avversari tra lui e la porta difesa da Buffon. Non è solo. Il torero argentino ha al suo fianco il compagno Osvaldo. Liberissimo. La soluzione più naturale sarebbe quella di servirlo. Non lo fa. Icardi si intestardisce, punta Bonucci in velocità, non lo salta, arriva fino al limite dell’area avversaria e conclude con un improbabile tiro a giro che si spegne alto sopra la traversa. Osvaldo l’ha seguito, ha desiderato quel pallone, ardeva all’idea di mettere la firma su un successo che sarebbe stato importantissimo. Ed invece no, non è successo. Juventus-Inter finisce 1-1. In quel momento vanità e rabbia si intrecciano e l’amore lascia spazio alle urla.
ROMANTICI DUALISMI – Icardi e Osvaldo, Osvaldo e Icardi. Icardi è Icardi, Osvaldo è Osvaldo, ma in realtà sono molto altro. Sono due stereotipi romantici, spadisti in un duello in cui la mano della Beneamata è solo un pretesto. La punta, bomber di razza in una filosofia dominata dagli egoismi, gioca per la squadra, ma in fondo ha in testa una sola cosa: il gol. Icardi pensava di essere in grado di mettere a segno la rete della vita, Osvaldo sognava di punire l’ennesima ex, l’Inter ha perso. In realtà ha pareggiato, ma in quel momento ha perso. Il calcio, invece, ha vinto. È uno sport di squadra, è vero, però i dualismi rappresentano la sua essenza più romantica. La punta lotta in campo per se stesso, prima ancora che per la maglia che indossa. Se non pensasse di poter buttare dentro il pallone in qualunque modo, non sarebbe un grande bomber. Sarebbe un trequartista, una seconda punta o chissà cos’altro. La punta ha l’egoismo nel Dna. Punto.
SI AMAVANO, SI ODIANO, SI CAPIRANNO – Icardi, innamorato come non mai del numero che porta sulle spalle, ha appagato la sua vanità, Osvaldo è furioso. Nel momento in cui quel maledetto pallone è finito fuori dalla porta, il numero sette dell’Inter ha odiato quella cifra. Ha invidiato il compagno perché il nove lo sente suo, però ce l’ha quell’altro. Icardi ha mostrato al mondo di non essere ancora un campione, ma una vera punta sì. Il nove è suo e se lo tiene stretto. Quei due si amavano per dovere di maglia, ora si odiano, ma si capiranno. Sono fatti della stessa pasta. Osvaldo e Icardi sono due persone diverse, eppure, a parti invertite, avrebbero fatto la stessa cosa. La Beneamata, intanto, sorride amaramente: nessuno dei due vuole la sua mano.
