Ciclismo
Michele Ferrari: il “Mito” del ciclismo è un cancro da estirpare

Un dominus, un Mito, l’Innominabile, The Doctor. Lo si chiami come si vuole, anche Pippo Baudo se è il caso, ma in fondo è sempre lui. Nessuno ferma Michele Ferrari, il “dottor Doping”. Neanche le squalifiche o le inibizioni. Passano gli anni, cambiano gli atleti, ma lui c’è sempre. Le 550 pagine dell’informativa trasmessa alla Procura antidoping del Coni mettono in luce una rete di relazioni e rapporti che sorprendono relativamente. Purtroppo. Ferrari, inibito a vita dall’esercizio della professione sportiva dall’USADA nel 2012, è ancora il re del mondo malato del ciclismo. E non solo.
TRENT’ANNI DI LAVORO METICOLOSO – L’inchiesta copre gli anni dal 2010 al 2011, ma la sensazione è che le 238 pagine di intercettazioni (coinvolti, tra gli altri, Vinokourov, Menchov, Kreuziger e Scarponi) siano solo la punta dell’iceberg. La presunta presenza di Ferrari nel ritiro dell’Astana nel 2013 lo dimostrerebbe. Chi potrebbe pagarne le conseguenze peggiori in questa fase è proprio il team kazako, che rischia di vedersi negata la licenza World Tour per il 2015. La decisione finale è attesa nelle prossime ore. Ferrari è il regista di una fitta rete di collaboratori, tra i quali risulta anche il figlio Stefano (il medico assiste i fratelli Iglinskiy, positivi all‘Epo nel 2014). Quelli del dottor Ferrari sono stati trent’anni di meticoloso lavoro per distruggere la credibilità del ciclismo. Dall’uso di autotrasfusioni di Moser per il record dell’ora del 1984 (ammessi pubblicamente dallo stesso Ferrari nel 1999) al caso Armstrong, amico di lunga data del medico, vincitore di sette Tour de France radiato per doping nel 2013. Il caos Astana, che rischia di mettere in ginocchio il mondo del pedale dopo anni di dura ricostruzione, sarebbe l’ennesima macchia di uno sport che non merita tutto ciò.
LE ACCUSE PIÙ GRAVI – Non solo ciclismo: Ferrari ha agito anche su atleti di altri sport. Dal triathlon al biathlon, passando per l’atletica (Schwazer) e sportivi amatoriali. Le accuse della Procura sono di doping, riciclaggio ed evasione fiscale. L’ultima accusa, non iscrivibile in alcun registro ufficiale, è quella di aver giocato con le emozioni degli sportivi che seguono assiduamente il mondo del ciclismo. Nessuna condanna potrà mai ripagare gli anni di delusioni e pugni nello stomaco ricevuti. Nessuna condanna potrà salvare il mondo del pedale, che vedeva nel testamento biologico una soluzione efficace per combattere la piaga del doping. Nessuna condanna potrà assicurare loro che Ferrari (o chi per lui) uscirà finalmente di scena. Il dominus in grado di avere chiunque ai suoi piedi ha vinto ancora una volta, ma è tutto, meno che un Mito.
