Focus
Agnelli da bollino rosso: “Calciopoli? Tutti colpevoli, ma ha pagato solo la Juve”

Maledetta cronaca! Ci sono giorni in cui non succede nulla o quasi, e la notizia più hot è il nuovo tatuaggio di Marek Hamsik; altri, invece, che rigurgitano di materiale hard, ma così hard che più hard non si può. Ieri, ad esempio, è stato un giorno da bollino rosso su tutta la linea, e i suoi protagonisti – perfettamente a loro agio su certi palcoscenici – sono due consumate primedonne assai note al grande pubblico: Andrea Agnelli e Luciano Moggi.

Luciano Moggi, ex dg della Juventus
PAROLA D’ORDINE: REVISIONISMO – Cominciamo dal presidente della Juventus, e dalla sua lunga risposta alla domanda rivoltagli dall’editorialista del Financial Times Simon Kuper (Riterrebbe opportuno invitare Luciano Moggi allo Stadium nonostante le vicende di Calciopoli?) durante un incontro sul futuro del calcio tenutosi a Milano. “Luciano Moggi rappresenta una parte importante della storia della Juve”, esordisce Agnelli vestendo i panni di San Giorgio che difende il drago. “Noi siamo il paese del cattolicesimo e del perdono, si può anche perdonare, no? In una cerchia di 20 società – aggiunge il massimo dirigente bianconero – c’era un modo di comportarsi che è emerso dagli atti. Lo juventino non può essere l’unico a pagare se tutti si sono comportati allo stesso modo. ‘Se sono stato l’unico a sbagliare è giusto pagare‘ deve pensare lo juventino“.
DALLI AL NERAZZURRO – “Ma chi si è comportato allo stesso modo – chiosa l’Agnelliraptor vendicatore – non può uscire con uno scudetto in tasca. Non ci si può dimenticare di questo. A Napoli ci sono due procedimenti penali che stanno arrivando alla fine e le carte dei tribunali danno l’idea di quello che si può fare. Poi ci saranno la Cassazione ecc… A quel punto potremo prendere una prima decisione definitiva su cosa fare in base all’iter processuale. Non ha senso parlare di prescrizione se emergono fatti nuovi. In quella stanza ci sono 20 società, non 7 miliardi”. Ciliegina sulla torta, il commento su Tavecchio. “La gaffe su Opti Pobà? L’Italia ha un senso etico molto basso – osserva l’uomo di “Giakartone” e della “Fiorentina al sangue” – e gli scivoloni non creano particolare sorpresa”.
CAPITO MI HAI? – Già, è vero, ci siamo abituati. Un conto, però, sono le gaffe, un altro le frecciate al curaro, e sotto questo aspetto Luciano Moggi è un arciere senza rivali, diciamolo, roba che nemmeno Rubin Hood. Guardate un po’, ad esempio, che colpo magistrale ha inferto l’ex-dg bianconero al San Giorgio di cui sopra. “Ringrazio il presidente per le parole positive che ha espresso nei miei confronti – ha detto Big Luciano a Tuttomercatoweb – anche se non ho niente da farmi perdonare. Andrea è stato vicino alla Juventus nei dodici anni che sono stato nel club bianconero perché era sempre con suo padre e quindi sa molto bene quello che è stato il mio lavoro”. Insomma: c’eri anche tu…tu sai tutto…e ora tu mi perdoni? Impagabile.
QUEL CHE RESTA DEL GIORNO – Morale della favola (hard)? Che Agnelli ha ragione, naturalmente. Non lasciatevi ingannare dalle apparenze! E non badate al mulinare delle tre carte sul banco. La storia va riscritta. E’ ora di finirla con le “versioni ufficiali” che non convincono più nessuno! E’ venuto il momento di mettere bianco su nero che l’uomo non è mai stato sulla luna e che ai tempi di Calciopoli erano tutti colpevoli allo stesso modo. Avete già dimenticato la famosa “Triade” del Chievo, ad esempio? E la Gea non era forse l’emanazione di un potere annidato a Bergamo e a Firenze? E chi fu condannato – ma poi prescritto – per aver somministrato ai giocatori farmaci antidepressivi come il Samyr (off label, naturalmente, cioè in dosi eccessive e con scopi non terapeutici)? Un po’ tutti, suvvia!
E se domani un bambino dovesse chiedervi perchè la Juventus fu l’unica a pagare, voi gli risponderete: “Vedi caro, è stato tutto un gombloddo”.
Enrico Steidler

1 Comment