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Inter-Net: quando ribellarsi (sul web) funziona
Pubblicato
8 anni fa|
Editor
Luca Porfido
“C’è una misura nelle cose; vi sono precisi confini, oltre i quali e prima dei quali non può sussistere il giusto” diceva Orazio. Il calcio moderno, soprattutto in Italia, è un esempio di come le barriere siano poste sempre nel modo e nel momento sbagliato.
QUESTIONE DI ASCENDENTE – Quando una società di calcio, ma soprattutto un intero Paese, diviene vittima, anzi ostaggio, di una frangia di tifosi, non ci sarebbe bisogno di stare a scrivere niente altro, perché il ricatto è visibile sotto gli occhi di tutti. I supporter di un club, o almeno una parte di essi, hanno via via sempre più esteso i loro fili invisibili da marionettisti sulle società di calcio, col vecchio leit motiv, un po’ giusto e un po’ sbagliato, del “senza di noi non siete niente”. Fin quando, però, l’indipendenza nelle scelte rimane marcata e nelle mani esclusive dei dirigenti, il problema rimane pur sempre marginale. Ma quando si lascia che l’influenza dei tifosi oltrepassi il punto di non ritorno, forse più che di società si parlerebbe di partiti politici alla ricerca del consenso popolare.
“SE CI FOSSI IO…” – Uno dei pionieri nel rompere questa barriera fu Will Brooks, stanco di vedere la sua squadra allo sbando, vittima, secondo lui, di scelte sbagliate da parte della società. Il giornalista inglese, contagiato dal morbo del “io saprei fare di meglio”, creò un sito internet, myfootballclub.co.uk, che in pochi mesi raccolse 12.000 iscritti, ognuno dei quali aveva versato una caparra di 35 sterline, raccogliendo la “modica” cifra di 500.000 sterline. Con quei soldi fu poi acquistato l’Ebbsfleet United, un club che versava in gravi condizioni economiche. L’idea era quella di far decidere tutto ai tifosi, anche la campagna acquisti, cosi da eliminare dal tavolo di gioco quei grigi dirigenti che non sapevano fare il loro mestiere. Le scelte venivano prese sempre tramite il sito internet, in una sorta di referendum virtuale.
Anche in Italia si è avuto un caso simile quando, nel 2009, l’associazione AS Squadramia decise di puntare le risorse sull’ASD Santarcangelo Calcio, acquistandone solo il 10%. Quota che fu poi ceduta nel 2012.
LE SENTENZE – Ma l’influenza del “popolo” non si ferma qui. Nell’epoca dei social network, dove in pratica l’umore di una larga fetta dei tifosi prende forma tramite tweet e mi piace, diventando un estensione virtuale e accessibile a tutti del loro pensiero, le società di calcio devono saper ben rimanere in equilibrio su quella sottile fune che separa i dirigenti dalla sottostante fossa piena di “coccodrilli-giudici”, pronti ad emettere una sentenza favorevole o, più spesso, sfavorevole. L’Inter è forse stata una delle prime vittime: già durante la finestra di calciomercato dello scorso inverno, il presidente Thohir fu costretto, in seguito all’insurrezione dei tifosi nerazzurri, a interrompere la trattativa Guarin – Vucinic quando le cose erano ormai già fatte.
E di sicuro anche nel repentino e inaspettato esonero di Mazzarri, sulla bilancia decisionale del presidente indonesiano hanno pesato le critiche dei tifosi interisti, che hanno praticamente spodestato l’allenatore toscano dalla sua panchina.
Perché oggi per lapidare qualcuno non c’è bisogno di sassi, basta un tweet.
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