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Pinilla, l’ultimo dei romantici

Come prendere una traversa al 120°, secondo tempo supplementare, agli ottavi in un Mondiale. Limite sottile tra gloria e fallimento. Pinilla è un eroe tragico. Come Achille.
COME ACHILLE – Achille che durante l’assedio di Troia, e già prima di partire, già sa qual è il destino che lo attende: la morte. Lo sa. A metterlo in guardia fu la madre. L’eroe sa che quel destino che gli grava addosso pesante dovrà compiersi, ma non si tira indietro, prende lo scudo e le armi e gli va incontro scendendo in battaglia, pur sapendo che proprio quella battaglia sarà l’ultima. E brilla più di tutti mentre lotta contro tutto e tutti. Lotta una battaglia vana, dal destino scritto, contro il fato, sapendo già l’esito, negativo, ma lotta, come un leone, sputa, brillano i nervi, urla contro gli dei, più forte degli dei, più bello degli dei.
PIÙ BELLO DEGLI DEI – Pinilla è l’eroe dal destino tragico, l’eroe che ovunque vada pare segnato da un destino maledetto. Sempre a un passo dalla gloria, a un centimetro o poco più, poco meno, e mentre allunga la mano per afferrare la sua corona, un dio lo spintona indietro e gli nasconde lo scettro. Un eterno incompiuto. Eroe dalle mille cadute, dal destino avverso, che comunque si rialza sempre, poi, per sfidare ancora e ancora gli dei, e perdere, sempre, nuovamente, che importa? Una lotta vana, ma bellissima.
SFIDA AGLI DEI – E ogni sconfitta, caduta, diviene un vessillo da mostrare, un tatuaggio, una sfida persa ma di cui andare orgogliosi più di mille vittorie. Quanti hanno l’ardire di sfidare gli dei? Un orgoglio da portare appresso sotto forma di inchiostro sulla pelle e ricordarlo e fissarlo sulla memoria.
Pinilla è un pirata senza bandiera e senza patria. Sempre in fuga, sempre in lotta. Sempre alla ricerca di una nuova battaglia da combattere. Sempre e comunque gravata dal destino. Ma è l’eroe solo che combatte solo. Si prende sulle spalle l’intera squadra, l’intero esercito, da tutto per la maglia, ma è solo. Prende in prestito una battaglia, una guerra non sua, una parte. E da tutto. Pinilla quando gioca da tutto, ma non per la maglia che indossa, ma per mandare un messaggio agli dei avversi, dir loro che c’è ancora, in piedi, urlarlo. E ogni corsa sotto la curva, dopo un goal, non è un esultanza per la squadra, o non solo, ma qualcosa in più.
Ogni urlo è un rinnovare una sfida al destino.
Andrea Pilo
