Basket
Los Angeles Lakers: solo buio all’orizzonte
Tristezza e rassegnazione. Sono due parole che rappresentano lo stato d’animo attuale di tutti i tifosi giallo-viola, tifosi di una delle squadre più famose non solo a livello NBA, bensì a livello sportivo: i Los Angeles Lakers. Ora le ambizioni di vittoria sono tutte dalla parte degli ex tragicomici cugini, ovvero i Clippers di Chris Paul e Blake Griffin. L’annata passata fu tragica: 27 vittorie, 55 sconfitte e penultimo posto della Western Conference, risultati tragici e umilianti per la squadra più vincente della lega: 16 titoli in bacheca. Una stagione che a molti ha ricordato quelle tragiche e durissime dei primi anni ’90, quando la squadra galleggiava costantemente sotto la zona play-off. Un periodo concluso con l’arrivo a Los Angeles di Kobe Bryant, giocatore che non ha bisogno di presentazioni e che si può considerare tranquillamente come sinonimo di Los Angeles Lakers. 5 titoli in bacheca, squadra costantemente padrona della Western Conference e Los Angeles totalmente dalla parte dei giallo-viola. Oggi i tempi sono decisamente cambiati. Kobe è rimasto, ma rientra quest’anno dopo un lunghissimo stop per infortunio alla veneranda età di 36 anni e soprattutto appare tremendamente solo. In estate ha salutato la carovana giallo-viola pure Pau Gasol, fondamentale nonostante le ultime buie stagioni ed accasatosi a Chicago dove vestirà la canotta dei Bulls. I rimpiazzi non sembrano essere all’altezza e chi è rimasto o è troppo discontinuo o e troppo avanti con l’età. Uno scenario davvero complicato quello che attende il neo-coach Byron Scott, tornato in NBA dopo un anno di pausa successivo al triennio ai Cleveland Cavaliers e chiamato a sostituire il contestatissimo Mike D’Antoni.
POCHE SPERANZE – Parlavamo dei nuovi arrivati. Dalla trattativa coi Bulls ne è uscito uno scambio Gasol-Boozer in cui a perderci sembrano solamente essere i giallo-viola. L’ormai 33enne cresciuto in Alaska sembra ormai sul viale del tramonto e le ultime stagioni sono state decisamente negative, tanto che in Illinois hanno deciso di tagliarlo. Carlos Boozer non appare assolutamente un giocatore in grado di alzare il livello di competitività di Bryant e compagni. Lo stesso dicasi per Jeremy Lin, destinato a rimanere un’ “eterna promessa” e che difficilmente sembra poter riuscire a rinverdire i fasti della “Linsanity“, lontani ormai 2 anni fa e risalenti all’epoca in cui militava coi Knicks. A Houston non ha mai convinto e per questo anche l’acquisto del giocatore di origine cinese ci appare un azzardo. Doveva arrivare Carmelo Anthony, a Los Angeles è giunto tutt’altro. Per quanto riguarda chi rimane i problemi sono forse peggiori. Il 38enne Steve Nash ormai ha dalla sua parte solo la grande carriera ed il nome, perchè il suo presente parla di continui acciacchi fisici che ne danneggiano in maniera estremamente grave il rendimento. Solo 65 partite giocate nelle ultime 2 stagioni, se ci si vuole rialzare non si può assolutamente puntare sul play-maker ex Phoenix Suns. Non convince assolutamente neanche Jordan Hill, mai decisivo come ala grande in questi 2 anni in California ed assolutamente inadatto per un ruolo da titolare se si hanno delle minime ambizioni di play-off. Le note positive possono arrivare da chi al momento parte dalla panchina. Nick Young rimane e rimarrà sempre una testa calda, ma l’anno scorso è stato uno dei migliori in un’annata tragica. Il talento e l’abilità al tiro da 3 non gli mancano, reciterà senz’altro un ruolo di primo piano nella franchigia. Del tutto nuovo al palcoscenico NBA è Julius Randle, classe ’94 da Dallas arrivato dopo un’ottima stagione da rookie al college con la prestigiosa canotta dell’università di Kentucky. L’ala grande ha disputato una stagione da 15 punti e 10 rimbalzi di media, numeri che lo hanno portato a piazzarsi al settimo posto nell’ultimo draft. Sarà necessario farlo crescere al meglio per poter creare un potenziale nuovo idolo dei tifosi dello Staples Center.
NIENTE PLAY-OFF – Chiaramente la stella dei Lakers rimane il “Black Mamba” Bryant. Nonostante la lunga convalescenza dal terribile doppio infortunio patito tra aprile e dicembre 2013, il numero 24 rimane una star assoluta di questo sport e sicuramente saprà ancora deliziarci con le sue giocate ed infiammarci con la sua grinta. Ma da solo il peso è troppo grande per puntare anche solo a raggiungere la post-season. Data anche l’enorme competitività della Western Conference un piazzamento tra le prime 8 sarebbe assolutamente una sorpresa. Se tutto va bene un piazzamento a ridosso dei play-off sembra obbiettivo massimo a cui ambire. Sicuramente sarebbe già un miglioramento rispetto all’ultima disastrosa stagione
Enrico Cunego