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Minnesota Timberwolves: LaVine, Bennett e Wiggins, il branco si infittisce
Pubblicato
9 anni fa|

Gente paziente quella del Minnesota: 10 anni senza i playoff, due stelle del calibro di Love e Garnett lasciate per strada, tante stagioni passate a mettere in cascina una marea di complimenti ma ben poche vittorie. Queste ultime non sono necessariamente il primo dato da guardare in una Lega la cui stagione regolare dura 82 partite, però sono fondamentali per costruire quell’astratta e magica chimera chiamata “cultura vincente”. Tra i ghiacci di Minneapolis questa cultura non esiste, spetterà al cavallo di ritorno Flip Saunders e al suo gruppo di giovani talentuosi costruirla non solo e non tanto pensando all’oggi, ma soprattutto al domani e al dopodomani.
BYE BYE KEVIN – Lo sapevano tutti, ma proprio tutti e da parecchio tempo : Kevin Love è andato via dai T-Wolves, dopo mesi di richieste e polemiche che non hanno fatto altro che complicare le trattative intavolate dalla dirigenza, infatti gli offerenti hanno fatto proposte via via più insignificanti, poichè man mano che il tempo passava si faceva sempre più ghiotta la possibilità di prendere l’ex-UCLA a parametro zero… ma con un colpo di coda l’onnipresente Flip Saunders ha messo a segno un colpaccio ottenendo in cambio dell’All Star nientemeno che Anthony Bennett (ex 1° scelta assoluta, anche se un po’ deludente) e soprattutto Andrew Wiggins (un possibile dominatore della NBA del futuro). Caduti in piedi, i Timberwolves hanno così potuto impostare il loro mercato in maniera più serena, cedendo lo scontento Shved e il poco incisivo Mbah a Moute a Philadelphia e soprattutto dicendo definitivamente addio a Coach Adelman, ritiratosi dalle scene del professionismo un po’ per l’età avanzata un po’ per i gravi motivi di salute della moglie che già nella scorsa ragione ne hanno limitato la presenza in panchina.
LINEA VERDE – Una volta salutato il coach ex-Portland , Flip Saunders ha colto tutti di sorpresa e sulla falsa riga di quello fatto da Doc Rivers ai Clippers si è seduto sulla panchina della propria squadra, mantenendo però i propri (enormi) poteri dirigenziali che gli hanno permesso di organizzare il mercato come meglio riteneva senza doversi scontrare con opinioni differenti (alla faccia del bicarbonato di sodio): dopo aver accolto, entusiasta, i due gioiellini provenienti dai Cavs, ha portato a casa un giocatore sottovalutato ma validissimo come Thaddeus Young, con il compito di occupare il posto lasciato libero da Love, al quale va aggiunta l’acquisizione di un veterano del calibro di Mo Williams e del talento selvaggio ma accattivante di Zach LaVine via Draft. Elementi sicuramente interessanti che vanno aggiunti a una squadra ora più che mai nelle mani di Ricky Rubio, nuova punta di diamante del team, e che potrà contare ancora sui marmorei muscoli di Pekovic, sulle mani da liutaio di Martin e sul cuore di Dieng, una delle rivelazioni dell’ultimo Mondiale. Minnesota ha in assoluto uno dei roster più “sexy” dell’intera NBA, ma non bisogna dimenticare che ai giovani va dato tempo e sicuramente i risultati non arriveranno immediatamente, tuttavia il futuro sicuramente è dalla loro e se riescono a muoversi nel modo giusto non solo in campo ma soprattutto a livello societario potrebbero diventare una delle (future) grandi dell’Ovest, in bocca al lupo!
Jacopo Bertone (@JackSpartan92)
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