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Da Pechino a Doha: anche l’Italia cavalca l’onda del business calcistico
Pubblicato
9 anni fa|

La notizia era già trapelata da tempo negli ambienti calcistici nostrani, ma qualche giorno fa è giunta anche l’ufficialità: l’edizione 2014 della Supercoppa Italiana, in cui si sfideranno Juventus e Napoli, si giocherà a Doha – capitale del Qatar – il prossimo 22 dicembre. Che la partita d’assegnazione del trofeo nazionale venga disputata all’estero non rappresenta di certo una novità: l’Italia è stata la prima a sperimentare questa formula già nel lontano 1993, quando Milan e Torino si affrontarono al “Robert Fitzgerald Kennedy Stadium” di Washington. L’esportazione del trofeo si è, poi, ripetuta in altre cinque occasioni, di cui un’altra negli Stati Uniti (2003), una in Libia (2002) e ben tre edizioni assegnate in Cina (2009, 2011 e 2012).
SOTTO CON GLI SCEICCHI – E ora tocca al Qatar, piccolo emirato della Penisola Araba che sogna di diventare grande, a tal punto da conquistarsi – non senza ombre e polemiche – l’assegnazione dei Mondiali di Calcio del 2022 che, qualora venisse confermata l’organizzazione in terra qatariota, sarebbero i primi – per ovvie ragioni climatiche – a giocarsi in inverno. Un po’ come accadrà per la Supercoppa Italiana 2014, prima edizione a disputarsi in un periodo dell’anno diverso rispetto a quello estivo.
PERCHE’ IN QATAR – La scelta della Lega Calcio di preferire il ricco Medio Oriente alla Cina, con la cui federazione i rapporti si sono decisamente freddati dopo la figuraccia dello scorso anno causata dal braccio di ferro tra Lazio e Juventus, è ben presto spiegata. In primis per ragioni di marketing, poiché il calcio è uno sport in ampia crescita in quelle regioni del Mondo, ricche non solo di denaro contante ma – soprattutto – di investitori interessati ad abbinare il proprio nome a quello dei grandi club di calcio, italiani e non. In tal senso, Juventus e Napoli – approfittando anche dell’entusiasmo generato proprio dalla recente assegnazione dei Mondiali del 2022 – avranno la possibilità di esplorare un mercato completamente nuovo in cui far conoscere e sviluppare il proprio brand, fidelizzando nuovi tifosi ed esportando in futuro i propri prodotti ufficiali che, purtroppo per i club, non riscuotono in Italia lo stesso successo ottenuto all’estero, soprattutto a causa del grosso problema della falsificazione dei marchi e dei prodotti stessi.
IL FASCINO DELLA MONETA – Un investimento e uno scenario, quello che vi abbiamo poc’anzi descritto, sfruttabile e percorribile soprattutto nel lungo periodo. Ma il Qatar non porterà frutti e vantaggi solo in là nel tempo: Juventus e Napoli saranno, infatti, ben felici di sobbarcarsi i 5000 km che separano l’Italia da Doha, poiché gli stessi frutteranno alle casse dei due club circa 2,5 milioni di euro a testa, comprensivi del gettone di presenza garantito dal comitato organizzatore qatariota e delle quote dei diritti televisivi per la copertura mediatica dell’evento, cui va ad aggiungersi la totale copertura delle spese di viaggio ed alloggio. Niente male trattandosi di una sola partita!

Visuale interna del Jassim Bin Hamad Stadium, impianto da 15000 posti che ospiterà la sfida del prossimo 22 Dicembre tra Juventus e Napoli
TREND IN CRESCITA – La cifra che il Qatar pagherà alle due contendenti rappresenta il picco più alto finora raggiunto per la competizione. Basti pensare che nel 2012 – l’anno della famosa e criticata finale di Pechino tra Juventus e Napoli, diretta dall’arbitro Mazzoleni – le due squadre si misero in tasca circa 1,650 milioni di euro ciascuno. Stessa cifra incassata da Milan e Inter nel 2011 per disputare la finale nella capitale cinese, mentre nel 2009 la trasferta all’ombra della “Muraglia” consentì ad Inter e Lazio di portare a casa una cifra vicina agli 1,4 milioni di euro. Un capitolo a parte merita l’edizione 2013 dello scorso anno tra Lazio e Juventus, per cui le due squadre – a conclusione di una lunga querelle che non stiamo qui a raccontarvi – pur giocando all'”Olimpico” di Roma, ottennero un bonus di 1,8 milioni di euro, comunque superiore rispetto a quello garantito per l’edizione del 2012.
CAVALCHIAMO L’ONDA – Che l’Italia, da un punto di vista calcistico, debba necessariamente colmare il gap con gli altri paesi d’Europa rappresenta più che un’esigenza. Pertanto, è doveroso augurarsi che lo sbarco della Supercoppa Italiana nel ricco Medio Oriente funga realmente da apripista per nuove remunerative partnership per i nostri club e per il nostro prodotto “calcio”: quantomeno l’aver impedito ai tifosi di Juventus e Napoli di sostenere le proprie squadre dal vivo troverebbe un suo senso logico.
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