Ciclismo
Andy Schleck, l’enfant prodige del ciclismo dice basta a 29 anni
Purtroppo non sempre le storie dello sport presentano di un lieto fine. E spesso accade che atleti sulla cresta dell’onda fino a qualche anno fa siano costretti a rinunciare alle proprie ambizioni senza mai essere realmente riusciti a dimostrare completamente il loro potenziale. E’ il caso di Andy Schleck, ciclista lussemburghese che ha appena annunciato il ritiro dalle corse professionistiche a soli 29 anni, età in cui in genere si esprimono al massimo le capacità nello sport a due ruote.
L’ANNUNCIO – La decisione era nell’aria già da tempo, e la serie di infortuni che hanno costellato la carriera di questo talentuoso e sfortunato ragazzo era un preludio a quello che avrebbe annunciato nella giornata odierna nel corso della conferenza stampa richiesta dallo stesso corridore. Troppi i guai fisici negli ultimi anni e troppo intenso il dolore al ginocchio per poter pensare di continuare a questo livello, e per il più giovane degli Schleck la scelta di appendere la bici al chiodo è stata dolorosa ma obbligata, dopo una stagione alla Trek nettamente al di sotto delle aspettative e due anni nella RadioShack-Leopard senza alcun risultato. Ma non è certo per le ultime annate che verrà ricordato.
LA CARRIERA – Classe 1985, Andy Schleck passa professionista all’età di 20 anni. Nel 2007 partecipa al Giro d’Italia con il team CSC e conquista la maglia bianca e il secondo posto nella classifica generale, battuto soltanto da Danilo Di Luca, noto per vicende di doping. L’anno successivo vince la graduatoria di miglior giovane al Tour, pur avendo corso in appoggio al fratello Frank. Alle Olimpiadi di Pechino giunge quarto a seguito della squalifica di Rebellin. Nel 2009 trionfa alla Liegi-Bastogne-Liegi, unica classica conquistata nel corso della sua carriera. Nel 2009 e 2010 è protagonista nella Grand Boucle di duelli storici con Alberto Contador, da cui verrà sempre battuto nella lotta per la maglia gialla ma che non riuscirà ad impedirgli di ottenere due tappe nel 2010. Dopo che lo spagnolo sarà trovato dopato, il Tour 2010 viene assegnato a Schleck. Passato alla Leopard-Trek, Andy affronta il Tour 2011 con i favori del pronostico, rendendosi protagonista di uno degli attacchi più spettacolari del ciclismo moderno, staccando i rivali sull’Izoard e terminando sul Galibier con 2’30” di vantaggio sugli inseguitori. Nonostante questo, la cronometro della penultima tappa gli sarà fatale, relegandolo ancora una volta al secondo posto. Dal 2012 inizia il calvario: prima si frattura il coccige cadendo al Delfinato, poi incontra diversi problemi al ginocchio destro che lo costringono alla resa.
LE DICHIARAZIONI – Appare molto commosso Andy nel momento in cui annuncia: “La decisione non è stata una decisione. Il mio ginocchio ha deciso per me. Posso pedalare per tre o quattro ore, ma poi il ginocchio mi fa nuovamente male. Sono andato a Mallorca sperando che andasse meglio, ma non è mai successo. Il ciclismo è finito per me, almeno il professionismo“. Non è certo solo lo sport che conta nella vita, e Schleck lo sa bene, in particolare quando afferma che l’istante più felice della sua è stato la nascita del figlio Theo, non il podio di Parigi con il fratello Frank né quel Tour a tavolino che non ha mai accettato realmente come suo. Per gli appassionati restano molti ricordi di un campione fermatosi prima ancora di essere realmente sbocciato. Come sarebbe stato il ciclismo con Andy Schleck ad affrontare Froome nel 2013 e Nibali nel 2014? Certamente questo è impossibile saperlo. Rimane l’amarezza di aver potuto ottenere soltanto un assaggio di un grandissimo talento. A 29 anni è davvero un peccato dover salutare un corridore simile. A ripensarlo sulle grandi salite che lotta con la maglia gialla viene un po’ il magone. Non solo a lui.