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Ciclismo

Kwiatkowski, stoccata da maestro a Ponferrada

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Michal Kwiatkowski sul traguardo del mondiale di Ponferrada 2014

Si chiama Michal Kwiatkowski, ed è l’incubo di ogni telecronista italiano di ciclismo. Quando è il momento di pronunciare il cognome del talentuoso polacco dell’Omega Pharma Quick Step è sempre un guaio: da oggi però il giovane atleta farà parlare di sé come una delle maggiori stelle del firmamento dello sport a due ruote. Michal ha infatti vinto il mondiale in linea di ciclismo, rendendosi protagonista di un’azione intelligente ed efficace.

I PRIMI ATTACCHI – Come ogni anno, la vetrina mediatica offerta dalla rassegna iridata ha causato una prima parte di gara movimentata da numerosi tentativi di centrare la fuga di giornata. Alla fine vanno via in quattro, con Quintero, Kvasina, Polidova e Savickas che riescono a staccare il plotone. La situazione cambia nel corso del quarto giorno, con la Polonia prima e l’Italia poi che iniziano a dettare il ritmo. Nel corso dell’undicesmo giro provano l’azione sei uomini, tra cui gli azzurri Aru e Visconti, subito ripresi da un gruppetto con anche Rodriguez. Ma tra gli attaccanti non c’è accordo, e dopo aver ripreso i quattro in avanscoperta dal mattino si sgancia un nuovo plotoncino, tra cui Tony Martin prova ad allungare in discesa, senza riuscire a resistere per più di 20 km in solitaria. Dopo che Visconti e Kennaugh rilanciano l’azione staccando i compagni d’avventura, l’Australia alza il ritmo e ricompatta il gruppo dei big.

Michal Kwiatkowski con la maglia iridata e la medaglia d'oro al collo sul podio di Ponferrada

Michal Kwiatkowski con la maglia iridata e la medaglia d’oro al collo sul podio di Ponferrada

IL FINALE – A una trentina di chilometri dalla conclusione si sgancia un nuovo terzetto, con un attivissimo De Marchi che insieme a Gautier e Andersen prendono un buon vantaggio, e contando sull’appoggio del generoso Kiryenka iniziano l’ultima tornata con 50″ di vantaggio sul gruppo dei big, preceduto di poco da un gruppetto con Dani Moreno. Nella discesa verso l’ultimo strappo di giornata arriva l’attacco di Kwiatkowski, che coglie di sorpresa i big e forse approfittando di un loro errore di valutazione si porta sulle ruote del quartetto al comando, riprendendo fiato fino alla salita finale, dove stacca Andersen e De Marchi e affronta in testa gli ultimi 4 km equamente divisi tra discesa e pianura. Dietro il primo a dare fuoco alle polveri è Rodriguez, la cui azione propizia l’allungo del capitano Valverde, che scollina insieme ad altri 5 corridori. Ma davanti Kwiatkowski è lanciato verso la vittoria, e le sue doti di passista gli consentono di resistere al comando, agevolato dal fatto che dietro è il solo Gilbert a tirare, nel tentativo di portare Van Avermaet allo sprint per la vittoria. Sforzo vano, dato che il polacco vince permettendosi il lusso di smettere di pedalare negli ultimi cento metri celebrando il titolo iridato. Alle sue spalle l’australiano Gerrans regola Valverde, ancora una volta sul podio senza vincere. Delusione per Breschel, Gallopin e proprio Van Avermaet, che chiudono senza medaglie. Dietro Kristoff anticipa Degenkolb e Bouhanni, che chiudono la top ten.

GLI AZZURRI – E l’Italia? La formazione di Davide Cassani non è riuscita a piazzare nessuno nella top ten, portando Colbrelli alla tredicesima piazza. Agli azzurri, dopo tanti tentativi da lontano, sono mancate le gambe nel momento decisivo, con Vincenzo Nibali che non è mai riuscito a farsi vedere con i migliori. Il corridore siciliano, che ha certamente pagato una preparazione scadente dopo l’exploit al Tour e una caduta nei primi chilometri, non ha mai provato ad attaccare e non è stato in grado di tenere il ritmo dei migliori nella fase decisiva, non avendo forse le doti adatte per ricoprire il ruolo assegnatogli in un percorso che non gli si addiceva. Apprezzabile comunque il coraggio con cui gli azzurri hanno interpretato e movimentato la corsa. E allora è giusto complimentarsi con cui oggi ha indovinato davvero tutto, quel Michal Kwiatkowski che ha dimostrato un’intelligenza da veterano. A 24 anni.

Sono Davide Terraneo, studente di 19 anni diplomato al liceo classico. Ho praticato tennis, calcio e atletica e sono un appassionato di ciclismo. Da maggio 2014 sono un arbitro FIGC. Scrivo per passione e per raccontare le emozioni e i valori che lo sport trasmette a chi lo pratica e a chi lo segue.

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