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Da Benitez a van Gaal, tempi duri per i “guru”

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Serie A- il Napoli torna a -9 dalla Juventus

Le sconfitte, come le vittorie, hanno sempre – o quasi – mille perchè. Sotto questo aspetto, gli errori commessi dai mister hanno la loro importanza, ovviamente, ma è abbastanza raro che siano così gravi da risultare decisivi. L’attaccante che si divora un gol già fatto o i difensori che dormono in campo, ad esempio, incidono di più sul risultato finale; per non parlare, poi, delle sviste arbitrali (ugualmente inevitabili, ma vallo a spiegare al “meraviglioso pubblico”…) e dell’imponderabile “fattore sfiga”. Tuttavia, sappiamo benissimo qual è la prima regola di questo gioco sempre più bacato che si chiama football: se qualcosa va storto, la colpa è dell’allenatore. Questione di “capro espiatorio”, innanzitutto, ma anche di “comodità di pensiero”: se la squadra non gira, e i risultati lasciano a desiderare, allora vuol dire che il difetto è nel manico. Punto.

Louis van Gaal, tecnico del Manchester United

Louis van Gaal, tecnico del Manchester United

RESPECT – Il discorso, naturalmente, vale per tutti gli allenatori, dai giovani di belle speranze ai più navigati lupi di mare, ma è solo per questi ultimi che non esiste pietà. Anni di onorata carriera, trofei e “galloni”: bastano due o tre sconfitte di fila, e tutto finisce nel tritacarne. La plebe inferocita si avventa sul “guru” e lo tira giù a viva forza da quel piedistallo che lei stessa aveva eretto giubilante, e i mass media, in tal senso, si rivelano quasi sempre “organici al sistema“. Prendete Louis van Gaal, ad esempio.

MA VA’ A VAN GAAL – Che si tratti di un “mago” della pelota è fuor di dubbio (ne ha dato infinite prove, l’ultima delle quali il terzo posto conquistato ai mondiali brasiliani sulla panchina dell’Olanda), ed è proprio per questo che il Manchester United lo ha scelto fra gli osanna della succitata plebe. Cosa succede poi, però? Succede che il campionato prende il via e il mago non sembra essere Houdini ma…Casanova: dopo cinque giornate, lo squadrone miliardario – e arricchito da giocatori del calibro di Falcao e Di Maria – si ritrova con 5 punti in 5 gare e 5 gol appena incassati dal neopromosso Leicester. 5-5-5, il numero della vergogna secondo i tifosi dei Devils e i giornali d’oltremanica, e ora van Gaal si ritrova sul rogo circondato da uomini incappucciati. Nessuno ha ancora appiccato il fuoco, ma la scintilla è nell’aria.

L’AEREO BOOMERANG – Che senso ha tutto ciò? Nessuno, diciamolo, così come ne aveva ben poco la penosa gogna mediatica che si strinse intorno al collo di un tecnico serio e preparato come il “delfino” di Ferguson David Moyes. Ah, quindi era colpa sua se lo United andava a ramengo?…verrebbe ora da chiedersi di fronte a simili, prestigiosi fallimenti. O non era anche – e innanzittutto – della società (anch’essa molto criticata, ma mai lapidata) e del “meraviglioso pubblico“, sì, proprio quello che si tassò per noleggiare un aereo con tanto di mega-striscione anti-Moyes? Come volano bassi, ora, quei tifosi, ed è lì che meritano di ritrovarsi, accanto a Stoke City e Crystal Palace. Gli va bene, in fondo, che van Gaal non è Casanova.

BARCOLLO E FORSE MOLLO – E che dire di Rafa Benitez e…dintorni? Che fra Manchester e Napoli il passo è molto breve. Anche l’avvio degli Azzurri, infatti, è a dir poco stentato (3 punti in 3 gare, 1 vittoria e 2 sconfitte, Bilbao a parte, naturalmente), e anche all’ombra del Vesuvio c’è un “guru” che ora se la passa molto male. Salutato l’anno scorso come l’uomo della Provvidenza, il “povero” Benitez – 11 trofei conquistati, fra cui una Champions League col Liverpool –  è ora dipinto come un dilettante allo sbaraglio, uno che provoca la débacle di Udine con il suo inspiegabile turn-over, una mossa così “assurda” che alcuni si spingono a interpretarla come una sorta di ritorsione nei confronti di quel “taccagno” di De Laurentiis. Siamo al delirio, insomma, e proprio come a Manchester (e a Londra, sponda Chelsea, dove l’uomo della Provvidenza fu sottoposto a un analogo trattamento) c’è qualcuno che merita più di chiunque altro di volare basso: il “meraviglioso pubblico”, of course.

Fateci caso: i tifosi del Napoli – si parla in generale, sia chiaro – ce l’hanno con tutti (da De Laurentiis a Benitez, da Insigne al mondo intero), e un simile atteggiamento, così sistematico e quindi sterile, mette all’angolo qualsiasi ragione, anche la più fondata. Ma chi si credono di essere, in fondo? Perchè “pretendono”? Perchè sono così convinti che la gloria, per il Napoli, sia quasi un “atto dovuto“? Forse perchè la loro è una grande città? O perchè gli Azzurri hanno già vinto ben 2 scudetti? E allora cosa dovrebbero dire e pretendere, ad esempio, i loro fraterni amici del Genoa, che non vincono un titolo dal lontano 1924? Non è forse Genova una grande città? E non è forse, quella rossoblu, la società più antica d’Italia, un club con 9 scudetti in bacheca? Ma perchè non si danno una calmata i tifosi del Napoli? Ora, vera e definitiva? Ne guadagnerebbero tutti, a partire dalla squadra.

Enrico Steidler

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