Basket
Un Team Usa molto concreto stravince il Mondiale, e la Fiba trema
Un tempo si parlava del Dream Team: una squadra dalla forza quasi metafisica, immateriale, “da sogno” appunto, ma dopo aver visto all’opera gli americani in questo Mondiale di Spagna viene da chiedersi se non serva un nuovo vezzeggiativo per i cestisti a stelle e strisce, tale è stata la loro concretezza e la loro cattiveria nel far proprio un primo posto che non è stato frutto di chissà quale sforzo etereo, ma è maturato solamente grazie al duro lavoro e a una feroce abnegazione.
RIFLESSIONI FIBA – Agli albori della storia del Basket, si decise che le manifestazioni internazionali si sarebbero dovute giocare con le regole della Fiba e non dell’Nba, nella convinzione che per le prime stagioni ci sarebbe stato ancora uno strapotere degli americani ma che alla lunga quelli che per comodità chiameremo “europei” sarebbero riusciti ad eguagliarli: a giudicare da cosa ha fatto la selezione statunitense a questi Mondiali sembra proprio che qualcuno abbia sbagliato i calcoli, se è vero come è vero che gli Usa hanno spazzato via qualsiasi ostacolo che gli si è parato davanti e l’unica squadra in grado (forse, con la “f” maiuscola) di tener testa ai ragazzi di coach K è stata mestamente eliminata ai quarti di finale. Nessuna delle avversarie è riuscita a capirci qualcosa, dopo una preparazione di poco più di un mese con un gruppo completamente nuovo, la squadra è risultata essere molto più forte di tante nazioni che sono arrivate in Spagna dopo anni di programmazione: Horacio Muratore, presidente della federazione, e i suoi collaboratori dovranno inventarsi qualcosa e alla svelta perchè il dominio americano sembra essere solo all’inizio.
CERTEZZE AMERICANE – Diciamoci la verità, questi sono venuti qua con la squadra B, forse addirittura la C, e non l’hanno fatta vedere a nessuno, letteralmente! se alla finale del torneo Olimpico c’era stata una parvenza di competitività, questi Mondiali sono stati totalmente appannaggio degli americani, con giocatori con Anthony Davis, Kyrie Irving (MVP della manifestazione) e Kenneth Faried che sono sembrati dei padroni assoluti del gioco mentre in patria vengono considerati solamente giovani di sicuro avvenire che non hanno ancora messo in mostra tutto il loro talento: a parte il terribile infortunio patito da Paul George , è andato tutto liscio agli Usa che hanno fatto riposare i pezzi da 90, hanno dato l’occasione a un talento assoluto come Derrick Rose di misurarsi con una competizione comunque di livello per riprendersi dalle sfighe (termine tecnico) del passato e hanno messo in mostra giocatori del calibro di Steph Curry e James Harden che hanno garantito lo spettacolo che ogni nazionale americana che si rispetti deve poter offrire agli appassionati. I tempi del Dream Team sono lontani, ma forse non è una brutta notizia per gli americani, dimostratisi perfettamente in grado di ottenere il massimo risultato, con il minimo sforzo (33 punti di scarto medio nei confronti degli avversari, alla faccia del minimo!).
Jacopo Bertone (@JackSpartan92)